Seduta prevalentemente all’insegna delle vendite per le principali borse asiatiche in scia alla chiusura negativa di ieri a Wall Street.
Shanghai resiste a +0,1% e Shenzhen cede lo 0,5%. Fa peggio il Giappone con Nikkei a -1,7% e Topix a -1%, mentre Hong Kong guadagna lo 0,4%.
Oltreoceano, l’S&P500 e il Dow Jones hanno terminato a -0,8% e il Nasdaq a -1,0%.
La volatilità delle azioni cinesi è stata elevata da fine settembre, quando una serie di misure di stimolo da parte della banca centrale ha scatenato un’ondata di ottimismo che ora si sta rapidamente raffreddando.
Ora le aspettative sono in crescita per vedere se le autorità sono disposte a schierare una maggiore potenza di fuoco per risollevare l’economia e i mercati.
Nel frattempo i trader si preparano per la conferenza stampa di giovedì del ministro cinese dell’edilizia abitativa. L’attenzione sarà rivolta alla promozione di quello che è stato definito lo sviluppo costante e sano del settore, ora in forte difficoltà.
Sul fronte delle banche centrali, il membro del consiglio della Banca del Giappone, Seiji Adachi, ha sottolineato la necessità di adottare un approccio graduale per aumentare il tasso di interesse di riferimento.
In tema di politica monetaria si prevede che Indonesia e Thailandia mantengano i tassi invariati, mentre è atteso un taglio nelle Filippine.
In Nuova Zelanda il tasso di inflazione annuale è sceso bruscamente nel terzo trimestre, tornando alla fascia target della banca centrale per la prima volta in più di tre anni.
Oltreoceano, il presidente della Fed Bank di Atlanta, Raphael Bostic, ha affermato di aspettarsi che l’economia statunitense rallenti quest’anno ma rimanga solida, aggiungendo che il percorso discendente dell’inflazione potrebbe vedere alcuni ostacoli.
Resta parallelamente l’attenzione sul proseguimento della stagione delle trimestrali con i conti, oggi, di Morgan Stanley.
Sul forex, l’euro/dollaro scende a 1,088 e il cambio tra biglietto verde e lo yen oscilla a 149,3. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo, dopo il deciso calo della seduta precedente, con il Brent (+0,3%) a 74,5 dollari al barile e il Wti (+0,4%) a 70,8 dollari, con Israele che ha affermato che avrebbe preso la propria decisione su come attaccare l’Iran, mantenendo aperta la possibilità che le infrastrutture energetiche possano essere prese di mira.