Mercati asiatici – Seduta contrastata, tiene la Cina giù il Giappone

Seduta contrastata per le principali borse asiatiche dopo la chiusura in rosso di ieri a Wall Street.

Shanghai e Shenzhen guadagnano rispettivamente lo 0,5 e lo 0,2%, mentre Hong Kong cede lo 0,6%. Male il Giappone con Nikkei a -1,6% e il Topix a -1,4%.

Oltreoceano, l’S&P 500 ha terminato a -0,29%, il Dow Jones a -0,86% e il Nasdaq a -0,09%.

Gli investitori temono l’impatto, sulle economie asiatiche, delle politiche che verranno attuate dal neo presidente Trump, tra cui i pesanti dazi sulle merci provenienti da Pechino.

A ciò si aggiunge la delusione per le nuove misure fiscali della Cina. Ora gli investitori attendono ulteriori misure mirate a migliorare la spesa dei consumatori e a sostenere il mercato immobiliare. Il Paese starebbe valutando di ridurre le tasse per l’acquisto di case per sostenere il settore immobiliare. In molti si aspettano che Pechino delinei ulteriori stimoli durante due incontri di alto livello previsti a dicembre.

In tema di banche centrali, il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, ha avvertito che qualsiasi aumento dell’inflazione potrebbe spingere la banca centrale americana a mantenere stabili i tassi a dicembre. Il consto del denaro è stato ridotto di 75 punti base negli ultimi due mesi ed è previsto un ulteriore taglio di 25 punti base a dicembre.

L’attenzione è ora rivolta ai dati sull’indice dei prezzi al consumo Usa, attesi nel pomeriggio di oggi, che dovrebbero mostrare un’inflazione ancora persistente a ottobre.

Intanto, i prezzi dei beni all’ingrosso a ottobre in Giappone sono saliti del 3,4% su base annua, più del previsto e sui massimi da oltre un anno. Un dato che complica le decisioni della banca centrale sulla tempistica dei rialzi dei tassi di interesse.

Sul forex, l’euro/dollaro scende a 1,061 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen sale a 155. Tra le materie prime, petrolio poco mosso con il Brent (+0,1%) a 71,9 dollari al barile e il Wti (+0,2%) a 68,2 dollari. L’Opec ha annunciato di aver abbassato di nuovo le previsioni sulla domanda globale di petrolio del 2024 e per il 2025.