Seduta a due velocità per le principali borse asiatiche dopo la chiusura perlopiù in rialzo di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen crollano rispettivamente del 3 e del 3,5%, male anche Hong Kong (-2,3%). Denaro invece sul Giappone con Nikkei a +0,8% e il Topix a +0,5%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato a +1,1%, l’S&P500 a +0,5% e il Nasdaq flat.
Sul sentiment cinese continuano a pesare le preoccupazioni che le misure di stimolo annunciate nelle scorse settimane dalle autorità non siano sufficienti a sostenere la crescita economica del Paese. Il tutto, in vista anche dei previsti maggiori dazi statunitensi sulle merci cinesi sotto l’amministrazione Trump.
In Giappone, occhi sul fronte macroeconomico con un’inflazione annua core di ottobre rallentata al 2,3% dal precedente 2,4%, a fronte di una stima pari al 2,2%. Inoltre, il PMI manifatturiero preliminare di novembre è sceso a 49 punti rispetto a un consensus di 49,5 e del 49,2 punti di ottobre.
Sullo sfondo continua a preoccupare l’escalation tra Mosca e l’occidente dopo che ieri Putin ha avvertito che è stato lanciato un nuovo missile balistico a medio raggio verso l’Ucraina, una chiara minaccia in risposta agli attacchi sul territorio russo.
Inoltre, persistono i rischi legati alla crisi in Medio Oriente dopo che la Corte penale internazionale ha chiesto l’arresto di Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant per crimini contro l’umanità commessi a Gaza.
Sul forex, l’euro/dollaro sale a 1,048 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 154,8. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo con il Brent (+0,3%) a 74,5 dollari al barile e il Wti (+0,4%) a 70,4 dollari.