Mercati asiatici – Sottotono, Trump minaccia tariffe su Cina, Messico e Canada

Seduta sottotono per le principali borse asiatiche in controtendenza alla chiusura in rialzo di ieri a Wall Street.

Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,1 e lo 0,8%, negative come il Giappone con Nikkei a -0,8% e il Topix a -1%. Resiste Hong Kong (flat).

Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato, su nuovi record, a +1%, l’S&P500 e il Nasdaq entrambi a +0,3%.

Sul sentiment asiatico pesa la promessa, da parte di Donald Trump, di applicare tariffe aggiuntive del 10% sulle importazioni cinesi e imposte del 25% su tutti i prodotti provenienti da Messico e Canada, aumentando le preoccupazioni circa le sue politiche “America First”. “Le misure sono necessarie per reprimere i migranti e le droghe illegali che attraversano il confine degli Stati Uniti”, ha affermato sul suo social network Truth.

Trump resta allo stesso tempo impegnato sulla formazione della squadra di governo con la nomina di Scott Bessent a segretario al tesoro degli Stati Uniti. Tale scelta ha alleviato le preoccupazioni sugli effetti inflazionistici che potrebbero derivare dal programma di Trump.

Focus anche sull’agenda macroeconomica di questa settimana, con gli investitori intenti a trarre nuove indicazioni utili a prevedere le prossime mosse della Federal Reserve.

Con la chiusura giovedì dei listini americani per il Giorno del ringraziamento, gli appuntamenti principali statunitensi sono concentrati su domani, soprattutto con il PIL, le richieste di sussidi di disoccupazione e il deflatore PCE, una misura dell’inflazione attentamente monitorata dalla Fed.

Infine continuano a pesare le tensioni, ormai ai massimi storici, tra Russia e occidente oltreché la guerra in Medio Oriente dopo che la corte penale internazionale ha emanato, settimana scorsa, un mandato d’arresto per Netanyahu e per l’ex ministro della difesa.

Sul forex, l’euro/dollaro scende a 1,048 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 154,1. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo con il Brent (+0,2%) a 72,6 dollari al barile e il Wti (+0,3%) a 69,1 dollari.