Seduta perlopiù in denaro per le principali borse asiatiche in scia alla chiusura positiva di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen guadagnano entrambi l’1,5%, Hong Kong avanza del 2,5%, debole invece il Giappone con Nikkei a -0,8% e il Topix a -0,9%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato a +0,3%, l’S&P 500 e il Nasdaq entrambi a +0,6%.
Gli stimoli all’economia di Pechino non hanno ancora sortito gli effetti desiderati come dimostrano gli ultimi dati macroeconomici poco incoraggianti, che tuttavia non hanno pesato sull’andamento dell’equity.
Ad ottobre, infatti, i profitti delle imprese industriali cinesi sono calate a causa della debole domanda in un’economia segnata dal peso della grave crisi immobiliare. I profitti delle imprese hanno registrato un crollo del 10%, anche se in miglioramento dal -27,1% di settembre, mentre nei primi 10 mesi dell’anno il calo è stato del 4,3%.
Le aziende stanno lottando per rimanere redditizie a fronte di una congiuntura difficile, caratterizzata inoltre da una disoccupazione sostenuta, dai rischi di deflazione e dalle crescenti tensioni commerciali con Donald Trump, che ha promesso di aumentare dal primo giorno del suo mandato le tariffe sull’import cinese del 10%.
Sempre sul fronte cinese, circolano indiscrezioni stampa secondo cui Pechino avrebbe messo sotto inchiesta il ministro della Difesa Dong Jun per corruzione.
Sullo sfondo rimangono le tensioni, ormai ai massimi storici, tra Russia e occidente oltrechè la guerra in medioriente con Isreale e Hezbollah che hanno firmato un cessate il fuoco in Libano.
Sul forex, l’euro/dollaro sale a 1,05 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen crolla a 151,9. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo con il Brent (+0,5%) a 72,6 dollari al barile e il Wti (+0,5%) a 69,1 dollari.