Gli eurolistini si confermano in calo nel pomeriggio con l’andamento negativo di Wall Street.
A Milano, il Ftse Mib torna sotto quota 36mila, cedendo l’1,5% a 35.934 punti, in rosso come l’Ibex35 di Madrid (-2%), il Dax di Francoforte (-1,9%), il Cac 40 di Parigi (-1,8%) e il Ftse 100 di Londra (-1,4%). Il Nasdaq lascia sul terreno il 2,4%, l’S&P 500 l’1,9% e il Dow Jones l’1,4%.
Il clima sui mercati resta appesantito dai timori che i dazi annunciati da Trump su Canada, Messico e Cina, oltre a quelli minacciati nei confronti dell’Europa, ostacoleranno la crescita economica globale, alimenteranno l’inflazione e porteranno a una guerra commerciale più ampia del previsto.
Al riguardo, secondo il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, le tariffe imposte dagli Usa aumenteranno l’incertezza economica e si tratta di uno sviluppo molto preoccupante.
Resta l’attenzione anche sulla politica monetaria a seguito delle parole del governatore dell’istituto slovacco e membro del Consiglio direttivo della Bce, Peter Kazimir, secondo il quale i tassi di interesse possono scendere ancora, alla luce della debolezza della crescita e del rallentamento dell’inflazione, sebbene l’incertezza sia così elevata che qualsiasi indicazione più precisa sui tassi sarebbe irrealistica.
Gediminas Simkus, governatore della banca centrale lituana e membro anch’egli della Bce, si attende un taglio dei tassi a marzo e “un altro paio” nei mesi successivi.
Occhi infine sul proseguimento delle trimestrali in vista dei conti, tra le altre, di Alphabet (domani) e Amazon (giovedì).
Dalla fitta agenda macro odierna, negli Stati Uniti, a gennaio, la lettura finale del Pmi Manifatturiero si è attestata a 51,2 punti, al di sopra del consensus e del dato preliminare, entrambi a 50,1 punti.
Nello stesso mese, l’ISM manifatturiero è salito a 50,9 punti rispetto ai 49,3 punti stimati e ai 49,2 punti di dicembre (rivisto da 49,3 punti).
Nell’Eurozona, a gennaio, i prezzi al consumo sono calati dello 0,3% su base mensile (dato preliminare) dopo il +0,4% di dicembre. Su base annua, hanno riportato un +2,5%, accelerando leggermente rispetto al +2,4% del consensus e del mese precedente. L’indice Core, calcolato al netto dei prezzi di energia, cibo, alcool e tabacco, ha mostrato un +2,7%, come il dato finale di dicembre e leggermente superiore alle previsioni degli analisti (+2,6%).
Nella stessa area e mese, la lettura finale del Pmi manifatturiero ha evidenziato 46,6 punti, superiore rispetto ai 46,1 punti del preliminare e delle attese.
In Italia, secondo le stime preliminari, sempre a gennaio, l’indice armonizzato UE dei prezzi al consumo ha registrato una flessione dello 0,7% su base mensile, a fronte del -1,1% delle attese e del +0,1% di dicembre. Su base annua, i prezzi sono saliti dell’1,7%, a fronte del +1,4% di dicembre e del consensus.
Nello stesso mese e area, il PMI manifatturiero si è attestato a 46,3 punti, in aumento, meno delle attese (46,8 punti), dai 46,2 punti di dicembre.
Sul forex, l’euro/dollaro scivola a 1,025 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 154,3. Tra le materie prime, il petrolio rallenta con il Brent (flat) a 75,7 dollari al barile e il Wti (+0,5%) a 72,9 dollari.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si mantiene in rialzo attestandosi a 111 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,49%.
Tornando a Piazza Affari, sale in vetta Recordati (+0,8%), seguita da Telecom Italia (+0,5%) e MPS (+0,3%) dopo che Moody’s ha migliorato a “positivo”, da stabile, l’outlook di lungo termine sui rating dei depositi e del debito senior unsecured, confermando tutti i rating della Banca. Restano in coda, Stellantis (-6,1%), Pirelli (-4,9%), in una seduta in forte calo per l’automotive europeo, precedute da Nexi (-3,7%).