Unicredit potrebbe rinunciare all’Offerta pubblica di scambio su Banco Bpm, se i termini dell’offerta lanciata da quest’ultima su Anima dovessero cambiare.
“Un incremento del prezzo dell’Opa su Anima e la rinuncia, in tutto o in parte, delle condizioni dell’offerta o anche ad una sola di esse potrebbe determinare la risoluzione o l’inefficacia” dell’Ops da parte di Unicredit su Banco BPM”, ha affermato Unicredit in una nota.
La scorsa settimana il Cda di Banco BPM ha deciso di alzare il prezzo dell’Opa su Anima da 6,2 a 7 euro. Le norme della passivity rule impongono di passare dall’assemblea ordinaria per la decisione e i soci saranno chiamati in assemblea il prossimo 28 febbraio per votare sul rilancio.
L’attenzione di Unicredit è inoltre rivolta al rilascio del beneficio contabile del cosiddetto Danish Compromise. Se quest’ultimo non fosse applicabile, l’Opa su Anima avrebbe un impatto molto più significativo sul capitale di Banco Bpm, con una riduzione stimata di 268 punti base sul Cet1. Di conseguenza, il coefficiente patrimoniale scenderebbe dal 13% al 12,32% e potrebbe calare fino a 11,38%. Questo valore – sostiene Unicredit- sarebbe inferiore alle soglie considerate adeguate e potrebbe mettere sotto pressione la stabilità patrimoniale della banca.