Le borse europee peggiorano nel pomeriggio con l’andamento debole di Wall Street.
A Milano, il Ftse Mib vira con un -0,5% a 38.376 punti, facendo comunque meglio di Ftse 100 di Londra (-0,8%), Cac 40 di Parigi (-1,2%), Ibex35 di Madrid (-1,5%) e Dax di Francoforte (-1,7%). Oltreoceano, il Nasdaq cede lo 0,4%, l’S&P 500 e il Dow Jones entrambi lo 0,3%.
Ad alimentare le vendite contribuiscono le parole di Isabel Schnabel, membro del Consiglio esecutivo della Bce, che ha smorzato l’ottimismo per una politica monetaria particolarmente espansiva dell’istituto.
Sempre in tema di banche centrali, cresce l’attesa per i verbali Fed, in uscita stasera e che forniranno indizi sui tassi.
Il tutto in un clima che resta appesantito dalle preoccupazioni per un’escalation della guerra commerciale dopo che Trump ha minacciato tariffe del 25% su automobili, farmaci e semiconduttori, con la possibilità che quelle sulle auto entrino in vigore già il 2 aprile.
Dall’agenda macro, nella settimana al 14 febbraio l’indice Mba, che misura le nuove richieste di ipoteche negli Stati Uniti, è calato del 6,6%, dopo il +2,3% della settimana precedente.
A gennaio, nel Regno Unito, i prezzi al consumo sono scesi dello 0,1% su base mensile, a fronte del -0,3% delle attese e del +0,3% del mese precedente. Su base annua, i prezzi hanno registrato un aumento del 3,0%, in accelerazione oltre le attese (+2,8%) rispetto al +2,5% di dicembre. L’indice CPI Core ha riportato un incremento del 3,7%, in linea con le attese e al di sopra del +3,2% del mese precedente.
Sul forex, l’euro/dollaro scende a 1,043 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 151,4. Tra le materie prime, il petrolio prosegue in rialzo con il Brent (+1,1%) a 76,6 dollari al barile e il Wti (+1,2%) a 72,7 dollari.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund sale a 108 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,64%.
Tornando a Piazza Affari, accelera e resta in vetta STM (+6,4%) dopo che Jefferies ne ha alzato il rating da hold a buy e il prezzo obiettivo da 23 a 34 euro, seguita da Leonardo (+2%) e A2A (+0,8%). Resta pesante, in coda, Recordati (-6,7%) dopo che Rossini ne ha ceduto circa il 5% del capitale, preceduta da Buzzi (-3,4%) e Cucinelli (-3%).