Intesa Sanpaolo chiude i primi nove mesi dell’anno con un utile netto a 7,6 miliardi di euro, in crescita del 5,9% rispetto ai 7,2 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Nel terzo trimestre il risultato netto sale a 2,4 miliardi di euro e si confronta con quello pari a 2,6 miliardi del secondo trimestre 2025 e a 2,4 miliardi del terzo trimestre 2024.
Un risultato definito in una nota «pienamente in linea con la prospettiva di utile netto per il 2025 a ben oltre 9 miliardi di euro, includendo le azioni gestionali nel quarto trimestre dell’anno per l’ulteriore rafforzamento della sostenibilità futura dei risultati del gruppo». I proventi operativi netti nei 9 mesi sono stabili a 20,4 miliardi, mentre i costi operativi calano dello 0,4% a 7,9 miliardi.
I costi operativi ammontano a 7,956 miliardi, in calo dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, con diminuzioni sia nelle spese per il personale (-0,9%) sia nelle spese amministrative (-1,5%), bilanciate da un aumento degli ammortamenti (+4,6%). Il risultato della gestione operativa raggiunge così i 12,476 miliardi, in crescita dello 0,2%, con un cost/income ratio migliorato al 38,9% rispetto al 39,1% dei primi nove mesi del 2024. Le rettifiche nette su crediti e altri accantonamenti si mantengono contenute, confermando la solidità della qualità del credito.
La patrimonializzazione è largamente superiore ai requisiti normativi. Il Cet1 ratio si attesta al 13,9%, segnando un incremento di circa 1,05 punti percentuali nei primi nove mesi dell’anno e di circa 0,4 punti solo nel terzo trimestre.
A fine settembre i crediti deteriorati hanno rappresentato l’1,1% dei prestiti al netto delle rettifiche (2,3% al lordo), o l’1% e il 2% secondo la metodologia Eba. L’esposizione verso la Russia è ormai residuale, scesa sotto lo 0,1% dei crediti complessivi dopo una riduzione di oltre il 91% dal 2022. Il livello di copertura resta elevato, con una media del 51,1% e una copertura delle sofferenze in crescita al 67,2%.
Il Cda della banca ha deliberato la distribuzione di 18,6 centesimi di euro per azione, al lordo delle ritenute di legge, come acconto dividendi a valere sui risultati del 2025, «non sussistendo – si legge nei documenti al mercato – controindicazioni derivanti dai risultati prevedibili per il quarto trimestre 2025 né raccomandazioni dei regolatori in merito ai requisiti patrimoniali applicabili a Intesa Sanpaolo che ostino a tale distribuzione».
 
                
 
		 
		






