Seduta a due velocità per le principali borse asiatiche dopo la chiusura negativa di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,8 e l’1,1%, in calo come Hong Kong (-1,1%). Tonico invece il Giappone con il Nikkei a +2,3% e il Topix a +0,9%.
Oltreoceano, il Nasdaq ha terminato a -1,6%, l’S&P500 a -1% e il Dow Jones a -0,2%.
Resta monitorati i rapporti commerciali con il Segretario al Tesoro Scott Bessent che si attende il ritorno degli Stati Uniti al tavolo dei negoziati con la Cina entro un anno, ad esito dei recenti colloqui fra Trump e Xi Jinping. Colloqui dipinti dal presidente americano come un successo anche se, secondo gli analisti, le tensioni tra i due paesi restano profonde.
I paesi dovrebbero “mantenere insieme catene industriali e di approvvigionamento stabili e fluide”, ha affermato il leader cinese. Nel frattempo, il gigante asiatico ha acquistato almeno altri quattro carichi di soia dagli Stati Uniti.
Spostando lo sguardo sul Giappone, il governo sta monitorando lo yen con forte urgenza, ha affermato il ministro delle finanze Satsuki Katayama, inviando un primo chiaro avvertimento sui movimenti valutari da quando ha assunto l’incarico.
Dall’agenda macro, i prezzi al consumo core di Tokyo sono aumentati del 2,8% su base annua a ottobre, rispetto al +2,6% atteso e al +2,5% di settembre.
Nello stesso mese, il PMI manifatturiero cinese è sceso a 49 punti, a fronte dei 49,6 del consensus e dei precedenti 49,8 punti.
Sul forex, l’euro/dollaro cala a 1,156 mentre il cambio dollaro/yen sale a 154,2. Tra le materie prime, petrolio in ribasso con il Brent (-0,4%) a 64,1 dollari e il Wti (-0,4%) a 60,3 dollari al barile.
 
                
 
		 
		






