Unicredit – Nel 4Q 2016 accantonamenti straordinari su crediti per 8,1 mld

L’aumento di capitale di Unicredit non è stato imposto dalla Bce e sui tempi non esiste alcun vincolo stabilito dall’organo di vigilanza europeo. Lo ha comunicato stamattina la banca di piazza Gae Aulenti che, su richiesta della Consob, ha emesso un nota in cui precisa alcuni aspetti dell’operazione di rafforzamento patrimoniale che sarà approvata oggi dall’assemblea straordinaria dell’istituto. Intanto a Piazza Affari le azioni Unicredit lasciano sul terreno alle 10:00 circa l’1% a 2,6 euro, contro l’indice Ftse Banche in calo dello 0,6%.

La Consob ha chiesto alcuni chiarimenti a Unicredit sulle ragioni, sulla tempistica e sulle conseguenze dell’operazione di rafforzamento patrimoniale accompagnata da un riassetto del gruppo alla quale la banca ha risposto stamane in una nota emessa prima dell’assemblea che si appresta ad approvare l’aumento di capitale da 13 miliardi di euro.

“L’aumento di capitale costituisce uno dei pilastri del piano strategico, autonomamente elaborato dal management dell’emittente, volto a rafforzare e ottimizzare la struttura patrimoniale del gruppo, incrementarne i coefficienti patrimoniali in modo da posizionarli in linea con le migliori Global Systematically Important Financial Institution (G-SIFI). L’ammontare stabilito quale obiettivo dell’aumento di capitale è stato fissato a seguito di una valutazione sugli impieghi di capitale derivanti dall’implementazione del piano strategico e delle potenziali fonti di capitale”, scrive Unicredit nella nota, “Il piano strategico, comprensivo dell’aumento di capitale e delle de-risking actions, autonomamente elaborati dal management dell’emittente, permetterà di rafforzare la posizione della società e, allo stesso tempo, di essere in linea con i risultati del Supervisor Review and Evaluation Process (SREP) effettuato dalla Banca Centrale Europea (Bce).

Unicredit, sempre rispondendo ai quesiti dell’organo di vigilanza dei mercati, rende noto che il 10 gennaio 2017, a seguito delle istanze presentate da Unicredit, l’emittente ha ottenuto il via libera da Banca d’Italia alle modifiche statutarie proposte nel contesto dell’operazione, che non risultano in contrasto con il principio della sana e prudente gestione, e l’autorizzazione della Banca Centrale Europea a computare nel Common Equity Tier 1 le azioni rinvenienti dall’aumento di capitale.

Con riferimento alle tempistiche relative al perfezionamento dell’aumento di capitale, Unicredit conferma che non sussistono vincoli formali che impongono di eseguire l’operazione nel primo trimestre 2017.

La Consob chiede poi chiarimenti sulle eventuali conseguenze di un insuccesso dell’aumento di capitale relativamente al fatto che il piano prevede azioni che comportano l’appostamento di accantonamenti che appesantiranno il bilancio nel quarto trimestre 2016. Al riguardo, l’istituto guidato da Jean Pierre Mustier conferma che il piano strategico prevede, a fronte del rafforzamento della struttura patrimoniale, azioni volte a migliorare la qualità dell’attivo patrimoniale, tra cui, in particolare, misure da cui deriverà un fabbisogno di capitale.

Nel dettaglio sono previsti circa 8,1 miliardi di rettifiche aggiuntive sui crediti da registrarsi nel quarto trimestre 2016.

La banca sottolinea come gli appostamenti di rettifiche aggiuntive sui crediti derivino dal nuovo approccio manageriale alla gestione dei crediti deteriorati (Non performing exposure) adottato da Unicredit, al fine di procedere più rapidamente ed efficientemente allo smaltimento delle posizioni attraverso una gestione che privilegi il tempestivo incasso e/o lo smobilizzo degli stessi e di esprimere in modo più diretto la possibilità del loro recupero, tenuto conto delle più recenti stime in ordine al presumibile valore di pronto realizzo degli stessi, anche in considerazione delle relative garanzie.

Tali azioni, rimarca l’istituto nel comunicato, sono in linea con le principali raccomandazioni contenute nelle nuove linee guida della Bce in materia di gestione delle Npe. Di conseguenza, il coverage ratio sulle sofferenze e sulle inadempienze probabili incrementerà (positioned to sell) rispettivamente oltre il 63% e oltre il 38%.

Il suddetto livello di accantonamenti deriva anche dall’esecuzione del cosiddetto Progetto Fino. Un’operazione di riduzione del profilo di rischio relativa ad un portafoglio di sofferenze pari a 17,7 miliardi suddivisa in due fasi, da realizzarsi attraverso una cartolarizzazione, mediante la quale Unicredit cederà a investitori terzi almeno una tranche verticale superiore al 50% nel corso della fase 1 che avrà luogo nel corso del 2017. La conclusione della fase 2 è attesa entro la fine del 2017.

Con riferimento al terzo pilastro di del piano di riorganizzazione denominato Transform 2019, la trasformazione del modello operativo finalizzata ad aumentare la focalizzazione sui clienti e a ridurre la base dei costi prevede un’ulteriore riduzione di 6.500 dipendenti netti entro il 2019, a seguito della quale saranno registrati nel quarto trimestre 2016 costi di integrazione per un importo complessivo pari a 1,7 miliardi.

Quanto alle conseguenze di tali operazioni e dello sfasamento della tempistica della loro esecuzione, Unicredit precisa che “È previsto che i sopra menzionati principali impatti negativi relativi al Cet1 si registrino nel corso del quarto trimestre del 2016, mentre le operazioni di rafforzamento patrimoniale e il completamento delle operazioni M&A troveranno esecuzione nel corso del 2017. Pertanto, in considerazione del fatto che il perfezionamento dell’aumento di capitale è previsto nel corso del primo trimestre del 2017, i requisiti patrimoniali dell’emittente potrebbero collocarsi temporaneamente al di sotto dell’Ammontare massimo distribuibile (AMD) e dei requisiti patrimoniali di Pillar I + Pillar II per il Tier1 Ratio, come definiti nella CRD IV, in conseguenza dello sfasamento temporale del regolamento a breve termine, che ci si aspetta venga sanato prima del pagamento della prossima cedola sugli strumenti di additional tier1, dovuto a marzo 2017”.

In considerazione di quanto sopra, il rispetto da parte del gruppo dei livelli minimi dei coefficienti patrimoniali applicabili sulla base della normativa prudenziale vigente e/o imposti di volta in volta dalle autorità di vigilanza (ad esempio nell’ambito dello Srep) dipende, tra l’altro, dall’implementazione delle azioni strategiche da cui è previsto un impatto positivo sui ratio patrimoniali (aumento di capitale e le operazioni M&A). “Pertanto, qualora l’aumento di capitale e/o le operazioni M&A non si dovessero realizzare, in tutto o in parte, ovvero qualora dagli stessi dovessero derivare benefici diversi e/o inferiori rispetto a quanto previsto dal piano strategico”, avverte l’istituto di credito, ”ciò potrebbe avere temporaneamente degli impatti negativi sulla capacità del gruppo Unicredit di rispettare i vincoli previsti dalla normativa prudenziale applicabile e/o individuati dalle autorità di vigilanza e di corrispondere le cedole sugli strumenti di additional tier1”.