Generali – Svanisce l’effetto m&a. Titolo -3,6% in Borsa

I titoli del gruppo triestino vengono penalizzati per il venire meno dell’appeal legato a una possibile offerta da parte di un probabile pretendente, leggi Intesa. Tuttavia a questi prezzi le azioni non scontano a pieno il potenziale fondamentale de titolo derivante dal nuovo business plan, a cui si deve buona fetta del re-rating delle azioni negli ultimi tre mesi.

La ritirata di tutti i possibili pretendenti, tra cui Intesa, l’unico che si era ufficialmente esposto, fanno venir meno l’appeal straordinario che aveva spinto al rialzo nell’ultimo mese Generali. Le azioni del gruppo di Trieste registrano alle ore 13:00, nella prima seduta dopo la rinuncia di Intesa, un calo del 3,69% a 13,59 euro.

Praticamente i titoli sono tornati un istante ai prezzi ante attacco.

Le azioni del gruppo triestino, infatti, dopo il minimo dell’anno del 18 gennaio a 13,55, sono schizzate nel giro di poche sedute al massimo toccato il 26 gennaio a 15,63 euro. Un rialzo del 15,3% dovuto essenzialmente alla speranza che Intesa offrisse un prezzo superiore ai corsi di Borsa per aggiudicarsi il controllo della compagnia.

Aspettativa a cui si era accompagnata anche l’idea che qualche concorrente estero, quale Axa o Allianz, potesse tentare mosse alternative scatenando una rincorsa. Tuttavia la Borsa non ha mai cavalcato a pieno questa ipotesi, mantenendo il prezzo del gruppo assicurativo nel mese di febbraio sotto i 15 euro.

Se si analizza il grafico dell’andamento di Borsa di Generali, si nota come le azioni del gruppo, che hanno nettamente sotto-performato rispetto a quelle dei principali concorrenti europei negli ultimi anni, hanno cambiato decisamente passo dopo la presentazione del piano di sviluppo nel corso dell’Investor day che si è tenuto a Londra il 23 novembre. Nel giro di pochi giorni le azioni, che quotavano il giorno dell’incontro con la comunità finanziaria 11,3 euro, hanno guadagnato il 27,4% fino al massimo relativo toccato il giorno 8 dicembre a 14,4 euro.

Ai corsi attuali, quindi, i titoli Generali restano leggermente sottovalutati rispetto ai valori fondamentali. Un ulteriore elemento di riflessione può essere il target price medio espresso da Bloomberg pari a 14,92 euro (leggermente sceso rispetto al valore di 15,22 del 13 febbraio).

Quello che appare chiaro, tuttavia, è che le vicende dell’ultimo mese hanno evidenziato l’intrinseca debolezza del gruppo triestino. Anche se ora è stata accantonata l’ipotesi di un tentativo di conquista da parte di una banca o di un competitor internazionale, tale ipotesi potrebbe ripresentarsi nel medio periodo. La governance del gruppo, infatti, non avrebbe la forza di resistere a un attacco portato avanti con determinazione. Questo sia par la capitalizzazione inferiore ai competitor, 22 miliardi contro i 72 di Allianz o i 53 di Axa, sia per la frammentarietà dell’azionariato, dove Mediobanca, che è il primo socio con il 13%, ha detto che nei prossimi anni punta a scendere al 10 per cento.

Al management non resta che pigiare l’acceleratore sulla strada delle creazione di valore. Una strada che potrà essere percorsa non solo tramite l’execution del piano industriale, ma non abbandonando lo studio delle ipotesi strategiche di crescita che erano state approcciate nell’ultimo mese insieme al alcuni advisor in ottica difensiva.

COMMENTO

L’effetto delusione per il mancato materializzarsi di un’offerta a una valorizzazione del titolo che il mercato stimava tra i 17 e i 19 euro ha spinto al ribasso il titolo che, ai corsi attuali, risulta sottovalutato rispetto ai principali concorrenti europei sulla base del P/E 2017-2018. Tuttavia tale sconto può essere giustificato dal maggiore rischio-paese dell’Italia, che per Generali rappresenta circa il 50% del business, sia per l’inferiore redditività.

Un grosso appeal sul titolo resta il dividendo che, secondo quanto promesso all’Investor day, sarà di 5 miliardi cumulati da qui al 2018.