Mercati – Milano faro d’Europa, in luce Intesa e Moncler

Acquisti sull’azionario europeo, all’indomani dell’atteso discorso di Donald Trump al Congresso, in cui il presidente americano si è limitato a confermare le promesse per un’epocale riforma fiscale senza fornire dettagli.

Intorno alle 12:15 il Ftse Mib di Milano guida i rialzi a +2%, seguito dal Dax di Francoforte, il Cac 40 di Parigi e l’Ibex 35 di Madrid, che guadagnano tra l’1,4 e l’1,5 per cento. Leggermente più arretrato il Ftse 100 di Londra a +1 per cento.

La mattinata europea è stata ricca di appuntamenti macro, con la pubblicazione degli indici Pmi manifatturieri di Italia, Francia, Uk, Germania e dell’Eurozona per il mese di febbraio.

L’attività manifatturiera ha registrato un’espansione oltre le attese in Italia (55 punti), è cresciuta meno delle stime in Germania (56,8 punti) e nell’Eurozona (55,4 punti) mentre ha fatto segnare una contrazione nel Regno Unito (54,6 punti) e in Francia (52,2 punti). Tutti gli indicatori si sono posizionati comunque sopra la soglia psicologica di 50 punti che separa la crescita dalla recessione.

In Italia, l’Istat ha diffuso i dati su Pil e indebitamento. Nel 2016 il Pil italiano è aumentato dello 0,9% in volume, la crescita più alta da sei anni, mentre il rapporto deficit/Pil è stato pari al 2,4%, minimo dal 2007. La pressione fiscale rispetto al Pil è calata al 42,9% dal 43,3% del 2015, valore più basso da almeno 4 anni, mentre il coefficiente debito/Pil è aumentato al 132,6 per cento.

Per quanto riguarda la Germania è stata diffusa la variazione mensile di febbraio del numero di disoccupati, in calo di 14 mila unità, mentre nel pomeriggio sono attesi i dati preliminari sull’inflazione di gennaio. In arrivo dagli Usa, invece, i dati sulle spese personali per consumi e i redditi personali di gennaio, oltre agli indici Pmi e Ism manifatturieri di febbraio.

Sul Forex, nel frattempo, il dollaro ha recuperato posizioni sulle altre valute, sostenuto in parte dalle parole di Trump ma anche dal sempre più probabile rialzo dei tassi a marzo da parte della Fed. Il cambio EUR/USD cala così a 1,054, mentre l’USD/JPY a risale a 113,7.

Tra le materie prime, poco mosso il petrolio con il Brent (+0,5%) a 56,7 dollari e il Wti (+0,4%) a 54,2 dollari, in attesa dei dati settimanali sulle scorte Usa pubblicati dall’Eia. Nel frattempo il dato Api ha evidenziato un aumento delle riserve di greggio pari a 2,5 milioni di barili nella scorsa settimana. Scende invece l’oro intorno a quota 1.245 dollari l’oncia, appesantito anche dal rafforzamento del biglietto verde.

Vendite diffuse sull’obbligazionario, dove il rendimento del Btp risale al 2,13% mentre lo spread Btp-Bund resta in area 186 punti base.

A Piazza Affari brilla ancora INTESA (+4,6%), che ha recuperato quanto aveva lasciato sul terreno dopo le indiscrezioni sul piano di aggregazione con Generali. Il mercato, infatti, è tornato a guardare le prospettive stand alone dell’istituto che a questi prezzi risulta ancora conveniente rispetto ai target price dei maggiori broker.

Fra gli altri bancari, bene in particolare UBI (+3,6%), MEDIOBANCA (+2,8%), BANCO BPM (+2,3%) e BPER (+2%) che ha confermato i dati preliminari e il dividendo di 0,06 euro.

In evidenza anche MONCLER (+3,9%), che ha chiuso il 2016 con risultati migliori delle stime e ha annunciato che il cda proporrà ai soci la distribuzione di un dividendo unitario di 18 centesimi (vs. 14 centesimi pagati sul 2015), pari a complessivi 45 milioni (+28,6%).

Acquisti anche su ENI (+3,2%) che ha archiviato il quarto trimestre 2016 con risultati sopra le attese, eccezion fatta per la produzione 1.860 migliaia boe/giorno. Ben intonata pure LUXOTTICA (+1,6%), che diffonderà in serata i conti 2016.

In rialzo il comparto delle utilities, tra cui spiccano SNAM (+2,1%) e A2A (+1,8%), che ha raggiunto i massimi degli ultimi 15 mesi a 1,34 euro spinto dagli ottimi risultati preliminari presentati due giorni fa.

Unica nota stonata del Ftse Mib, MEDIASET (-0,7%) penalizzata dalle ipotesi di un accordo tra Fininvest e Vivendi che porterebbe ad un’intesa senza Opa su Cologno Monzese e aggiungerebbe il rischio di un collocamento delle azioni attualmente detenute dal colosso transalpino.

Fuori dal listino principale acquisti su IGD (+3,7%) dopo i conti del 2016, mentre scivola CARIGE (-5,4%) a seguito della presentazione del nuovo piano 2020.