La Yellen alza ma incespica sul “Pil”

La Federal Reserve ha alzato ieri sera i tassi di interesse, il terzo atto negli ultimi undici anni. Nulla di sorprendente ed anzi ampiamente scontato. Il mercato ha apprezzato, invece, la decisione di mantenere inalterato il ritmo dei prossimi rialzi, nel corso dell’anno, a due invece che a tre come alcuni analisti si aspettavano ed ha di conseguenza festeggiato con nuovi rialzi.

Tuttavia, nel corso della conferenza stampa, una giornalista di Bloomberg ha avuto il coraggio di chiederle per quale motivo alzasse i tassi con una previsione del Pil per il trimestre in corso dello 0,9%, salari reali in calo, numero di persone che non cercano più occupazione in aumento  e vendite al dettaglio stagnanti, segnali di una economia debole e non certo in buona salute.

La Yellen si è difesa prontamente affermando che ormai questo indicatore – il Pil –  è “rumoroso”, vale a dire che è sulla bocca di tutti, ma ha perso la sua valenza nel tempo. Arrampicandosi sui muri non ha potuto, invece, contestare la validità delle altre affermazioni.

La Banca Centrale ha inasprito la stretta monetaria in anticipo rispetto alle attese di inizio anno innanzitutto per due ragioni:

  • la prima è macro economica e si riflette nell’aumento dell’inflazione che continua a crescere ed è arrivata al 2,7% su base annua nell’ultima rilevazione di febbraio. Si tratta, inoltre, del quindicesimo rialzo consecutivo mensile superiore alla soglia del due per cento stabilito come obiettivo da parte della stessa Banca Centrale.
  • la seconda è molto più pratica e riguarda il tentativo di rallentare la corsa folla dei mercati azionari statunitensi che sembra ormai fuori controllo e potrebbe essere un treno che presto deraglia proseguendo ad una simile velocità. Su questo argomento l’atteggiamento della Yellen risulta però assai ambiguo, anche nella conferenza di ieri sera. Infatti, se con una mano la Chairman butta acqua sul fuoco per domare l’incendio alzando i tassi di interesse, con l’altra lo aizza con dichiarazioni molto prudenti sui prossimi rialzi che vengono immediatamente interpretate dagli operatori come un allentamento, almeno temporaneo, della politica espansiva.

Messa di nuovo nell’angolo, sempre dalla stessa giornalista, su eventuali variazioni del piano di rialzi nel caso in cui l’economia rallenti significativamente, la Yellen infastidita ha risposto che la politica della Fed non è segnata sulle pietre, ma si sviluppa in funzione dei dati. Un segnale di disagio che conferma che la Banca Centrale sta alzando i tassi controvoglia in un contesto economico stabile, ma debole e che deve ricostituire le munizioni per fronteggiare una prossima recessione assai probabile, presto o tardi, dopo otto anni dall’ultima.