Vivendi, tra minusvalenze e strategie future: Mediaset o Tim?

Mentre si avvicina il termine dei 60 giorni concessi a Vivendi da Agcom per presentare uno schema di intervento volto a rimuovere la posizione dominante nel mercato audiovisivo italiano, il colosso media francese si trova in portafoglio due partecipazioni che, agli attuali valori di mercato, presentano minusvalenze pari a 34 milioni circa per Mediaset e 1 miliardo per Telecom Italia. Cosa deciderà di cedere  il management di Vincent Bollorè? Il male minore o la partecipazione più strategica per i piani futuri del gruppo?

Nella relazione trimestrale 2017 del colosso media francese emerge che a fine marzo la quota pari al 28,8% detenuta in Mediaset (29,94% dei diritti di voto) era contabilizzata con una plusvalenza latente pari a 62 milioni, mentre il 23,9% detenuto in Telecom Italia (valutata a patrimonio netto) presentava un valore superiore di 1 miliardo rispetto alle quotazioni di Borsa.

In dettaglio, il valore contabile della partecipazione in Mediaset è di 1,32 miliardi, sulla base del prezzo di Borsa di 3,88 euro di fine marzo, contro 1,39 miliardi del dicembre 2016. Ricordiamo che alla fine dello scorso esercizio la plusvalenza latente su Mediaset era pari a circa 140 milioni.

Un valore che si riduce ulteriormente se consideriamo i prezzi di oggi in area 3,67 euro, che determinerebbero una minusvalenza di circa 34 milioni, con il valore che si attesterebbe a 1,22 milioni, rispetto al prezzo di acquisto di 1,259 milioni.

Per quanto riguarda Telecom Italia, invece, nel bilancio trimestrale di Vivendi il 23,9% detenuto nella società era valutato a 4,19 miliardi (in aumento rispetto ai 4,13 miliardi di fine 2016), a fronte di un costo di acquisto di 3,899 miliardi. Ai prezzi di Borsa di oggi pari a 0,871 euro per azione, il valore complessivo della quota risulta pari a 3,170 miliardi, inferiore di un miliardo circa rispetto al valore iscritto in bilancio.

Da rilevare che a fine 2016 Vivendi aveva effettuato un impairment test portando a valutare la quota detenuta nella società italiana di telecomunicazioni ad un valore più elevato rispetto a quello iscritto a bilancio.

Il management di Vivendi effettuerà un altro impairment test, con l’aiuto di un esperto indipendente, a fine 2017, quando sarà aggiornato il piano di Telecom.

Commento

In base alle suddette valutazioni il management di Vivendi dovrà quindi decidere quale sarà la propria strategia che, in base alla sentenza di Agcom, dovrà eliminare l’attuale “posizione dominante” accertata sulla base del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (Tusmar) italiano.

Il gruppo di Vincent Bollorè avrà un anno di tempo per agire (con presentazione entro metà giugno del piano in Agcom), scegliendo tra il male minore in termini di minusvalenze o la partecipazione più strategica per i propri progetti futuri.

Ricordiamo che Vivendi sta lavorando al lancio di una piattaforma paneuropea di contenuti che dovrebbe contrastare l’espansione di Netflix.