Mercati – Timori dopo la Fed e le novità sul Russiagate

Dalla lettura dei futures sui principali indici europei si prospetta un avvio sotto la parità all’indomani della conclusione della riunione della Fed e dopo le news trapelate nella notte sullo scandalo Russiagate. Il Washington Post ha anticipato che il procuratore Mueller sta valutando l’ipotesi di incriminare Donald Trump per presunto ostacolo alla giustizia e gli agenti dell’Fbi sarebbero alla ricerca di prove su altri possibili crimini finanziari.

Scenario a fronte del quale la reazione dei legali del presidente è stata dura: “Fuga di notizie scandalosa, ingiustificabile e illegale”. In ogni caso, il tutto rappresenta un ulteriore passo lungo quell’itinerario che potrebbe portare alla proceduta di impeachment del presidente americano, con tutte le conseguenze che ciò potrebbe avere anche sui mercati finanziari.

Nel frattempo, come ampiamente previsto, la banca centrale ha alzato il costo del denaro da un range tra 0,75% e 1% ad un intervallo tra 1% e 1,25 per cento. Per quanto riguarda il futuro, le previsioni indicano un ulteriore rialzo nel corso del 2017 e altri tre rialzi all’anno nel 2018 e nel 2019, così come designato lo scorso marzo.

La Yellen ha anche delineato i dettagli del processo di vendita di asset per ridurre il bilancio di 4.500 miliardi in titoli e altri strumenti. L’iter prevede iniziali vendite di 10 miliardi di titoli obbligazionari al mese e successivamente una progressiva accelerazione di altri due miliardi ogni trenta giorni, fino a raggiungere i 50 miliardi a regime.

Infine, il Fomc ha alzato le stime sul Pil per l’anno in corso al 2,2%, mentre le previsioni per il 2018 e per il 2019 sono state lasciate invariate rispettivamente al 2,1% e all’1,9 per cento. I risultati della riunione, uniti ai dati macro deboli e al nuovo crollo del petrolio, hanno penalizzato gli indici americani, che ieri sera hanno chiuso tutti in rosso tranne il Dow Jones (+0,2%).

Sottotono in mattinata anche i listini asiatici, che non sembrano credere al segno di fiducia della Yellen nell’economia americana e non gradiscono lo smobilizzo degli asset accumulati dal 2009 in avanti dalla Fed per fronteggiare gli esiti della Grande Recessione.

A penalizzare i mercati contribuisce anche la persistente debolezza del petrolio, con il Wti fermo a 44,7 dollari al barile dopo il tonfo di ieri, in scia al nuovo aumento delle scorte complessive certificato dall’Eia.

In tema di banche centrali, si concluderà oggi la riunione della Bank of England con la decisione sui tassi e i verbali sulle condizioni economiche del Paese.

Sul fronte macro, sono in programma i dati di maggio relativi agli indici dei prezzi al consumo di Italia e Francia e le vendite al dettaglio della Gran Bretagna, mentre negli Stati Uniti saranno resi noti i numeri sulle richieste di disoccupazione e dei sussidi di disoccupazione delle settimane concluse il 3 e il 10 giugno, la produzione industriale di maggio e l’indice Philadelphia sulla fiducia commerciale di giugno.

Per quanto riguarda Piazza Affari, occhi puntati ancora sui petroliferi, negativi nel finale di ieri in scia al calo del greggio, ai bancari, alle prese con la questione delle venete e alle utilities, che hanno beneficiato ieri della caduta dei rendimenti obbligazionari.

Fuori dal listino principale sono attesi in giornata i risultati di OVS, mentre ASTALDI ha concluso con successo il collocamento di obbligazioni equity linked per 140 milioni con scadenza 2024 e ha comunicato i risultati del contestuale riacquisto delle obbligazioni equity linked euro130 milioni 4,50% con scadenza 2019.