Intesa – La Borsa apprezza l’operazione

All’indomani dell’annuncio sulla disponibilità di Banca Intesa a farsi carico del salvataggio delle venete a condizioni stringenti e non penalizzanti per i conti dell’istituto, i titoli della banca guidata da Carlo Messina fanno meglio del resto del comparto. Il mercato ha apprezzato i rigidi paletti (nessun indebolimento del Cet1, no ad un aumento di capitale, politica dei dividendi inalterata, sterilizzazione dei rischi e dei costi di ristrutturazione e bad loan non inclusi nella transazione). Per il giudizio definitivo, tuttavia, si attendono i dettagli.

Si aggiunga poi che l’operazione, unita all’imminente soluzione del caso Mps, sgombra il listino dai rischi derivanti dalle principali crisi bancarie che hanno penalizzato il settore nel corso degli ultimi dodici mesi.

Cauta approvazione di Piazza Affari all’offerta di Banca Intesa per le banche venete. Dopo il rialzo del 2,4% messo a segno nella seduta di ieri dai titoli della banca guidata da Carlo Messina, in seguito all’uscita del comunicato sull’offerta, oggi le azioni dell’istituto hanno aperto con un incremento dello 0,3% a 2,6 euro, in controtendenza rispetto al resto del comparto (-0,7% per l’indice Ftse Italia Banche). Alle 10:20 le azioni si sono portate in terreno negativo segnando un -0,4% a 2,58 euro, con un indice che continua a fare peggio (-1,2%).

Tra gli aspetti dell’operazione apprezzati dal mercato vi è il rafforzamento in un’area ricca come quella del Veneto, con un incremento delle attività, effettuata ad un prezzo simbolico e senza deviare da quelle che sono le linee guida della policy nel campo dell’m&a sempre sostenute da Messina. E cioè che l’operazione non indebolisca la forza patrimoniale della banca espressa in termini di Cet1 e che non rischi di far deragliare l’istituto dal percorso di distribuzione di generosi dividendi che ha caratterizzato la banca negli ultimi anni.

Il tutto senza dover ricorrere ad aumenti di capitale, come invece effettuato sia dal Banco Santander nel caso di acquisizione del Banco Popular (con la differenza che l’istituto spagnolo guidato da Ana Botin si è fatto carico anche delle sofferenze della banca in crisi) ed anche da Ubi per l’acquisto delle tre Good Bank, la quale ha in corso proprio in questi giorni una ricapitalizzazione da 400 milioni.

La cautela deriva, invece, dalle incertezze legate all’effettivo concretizzarsi delle condizioni poste dall’istituto e dalle eventuali modalità con cui saranno portate a termine.

Nel comunicato di Intesa si legge “la disponibilità di Intesa Sanpaolo riguarda l’acquisizione di un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute), i crediti in bonis ad alto rischio e le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni ed altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’acquisizione”.

A questo riguardo, l’acquisizione non dovrebbe includere Banca Intermobiliare, avviata verso un percorso di autonomia e per la quale nei mesi passati è stato raccolto interesse sul mercato. Anche la partecipazione in Arca dovrebbe trovare un suo collocamento con l’interesse per l’acquisto manifestato da Bper e Popolare di Sondrio, che stanno in questi giorni finalizzando l’offerta. Infine, non ci sono informazioni sul destino di Banca Apulia e Banca Nuova. Mentre anche la partecipazione in Cattolica dovrebbe non rientrare nel perimetro.

Tra gli altri passaggi necessari affinché l’operazione possa realizzarsi, Intesa ha precisato che “considera necessaria per la conclusione e l’efficacia dell’operazione una cornice legislativa, approvata e definitiva, che, fra l’altro, assicuri le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi della totale neutralità dell’operazione rispetto al Common Equity Tier1 ratio ed alla dividend policy del Gruppo, la copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione e la sterilizzazione di rischi, obblighi e impegni comunque avanzati nei confronti di Intesa Sanpaolo per fatti antecedenti la cessione o relativi a cespiti e rapporti non compresi nelle attività e passività trasferite”.

I passaggi legislativi riguardano la necessità che venga approvato un decreto che estenda l’uso dei 20 miliardi stanziati nel salva-risparmio anche alla ricapitalizzazione della bad bank nelle forme che saranno previste dal piano finanziario, mentre ad oggi possono essere impiegati per l’acquisto di azioni effettuate per il rafforzamento patrimoniale di banche in crisi e per garanzie su passività di nuova emissione. Sempre dal punto di vista dei passaggi normativi, la liquidazione ordinata, dopo aver ricevuto il benestare dalla Bce, la quale deve asseverare che vi sia il rischio di dissesto e deve passare il dossier al Single Resolution Board, il quale deve stabilire come procedere.

Dal punto di vista economico, la neutralità dal punto di vista degli oneri di ristrutturazione passa per un rifinanziamento del fondo esuberi. L’eccedenza di personale potrebbe riguardare circa 3.500 persone ed il costo a carico dello Stato potrebbe ammontare a circa 500 milioni.