Intesa – Una prima lettura degli impatti dell’acquisto delle venete

I giudizi degli analisti sull’operazione sono positivi anche se permane una certa cautela, derivante sia dalle incertezze sui dettagli sia dal fatto che prima di poter essere realizzata deve superare numerose verifiche da parte delle autorità coinvolte. A Piazza Affari il titolo quota sopra la pari, mentre l’indice del settore è leggermente negativo.

L’acquisto da parte di Banca Intesa delle attività delle banche venete piace al mercato. Il sentiment degli analisti nei confronti dell’operazione di salvataggio, dopo una reazione di diffidenza iniziale, diventa sempre più favorevole. Soprattutto se lo si confronta con i timori della vigilia, quando pareva che si profilasse una ricapitalizzazione da parte del sistema bancario per la quota da 1,2 miliardi richiesta dalla Commissione Europea ai privati. Un’operazione verso la quale solo Banca Intesa e Unicredit si erano dichiarate disponibili e che era vista puramente come un costo aggiuntivo per le due principali banche della penisola. L’esborso avrebbe avuto come contropartita l’effetto di stabilizzare le incertezze che gravano e penalizzano il comparto, ma nessun beneficio diretto.

L’offerta di banca Intesa ha, invece, rimescolato le carte in gioco, facendo prevalere una soluzione differente per disinnescare il problema delle venete, che passa per la liquidazione ordinata. Una strada che a Banca Intesa potrebbe portare vantaggi. Tuttavia, nonostante i commenti positivi, i benefici che l’istituto milanese potrebbe ricavare dall’operazione banche venete non si sono ancora tradotti in un incremento dei target price da parte degli analisti. Secondo i dati di Bloomberg, la media dei target price degli studi raccolti dal loro panel, che partono dal mese di gennaio, è di 2,9 euro. Invece, la media degli otto studi usciti dal 22 giugno, quindi dopo la comunicazione da parte di Intesa della propria offerta e riportati da Bloomberg, è pari a 2,8 euro.

A Piazza Affari le azioni dell’istituto guidato da Carlo Messina sono alle 12:30 poco sopra la parità (+0,1% a 2,6 euro), facendo meglio del settore il cui indice lascia sul terreno lo 0,6 per cento.

Tra le ragioni che giustificano la prudenza vi sono le diverse incertezze che avvolgono l’operazione. Prima di calcolare quali potrebbero essere i benefici per Intesa, i principali broker sono in attesa di conoscere i dettagli dell’operazione, per la quale ancora permangono alcuni dubbi sul dettaglio degli attivi che saranno inclusi nella good bank. Inoltre, bisognerà vedere se il Governo italiano aderirà a tutte le richieste e in che misura, per esempio per quanto riguarda la neutralità dei costi di ristrutturazione e degli esuberi. L’operazione dovrà poi passare il vaglio delle diverse autorità europee, che dovranno dare il loro benestare.

In ogni caso, rispetto ai numeri di Intesa le dimensioni delle venete sono gestibili con un certo agio. Facendo una stima molto preliminare, i risk weighted asset che l’istituto si porterebbe in casa potrebbero ammontare a circa 25 miliardi. Tale cifra è calcolata partendo dagli rwa aggregati dei due istituti al 31 dicembre 2016, che ammontano a 40 miliardi. Considerando che Intesa non rileverà i crediti deteriorati, il cui valore aggregato netto è di 10,2 miliardi, che hanno una ponderazione sugli rwa che può superare il 100% e che non verranno inclusi anche crediti in bonis per circa 2 miliardi, si può arrivare alla stima di circa 25 miliardi, che rappresenta un incremento inferiore al 10% rispetto agli rwa di Intesa. Quanto alla patrimonializzazione, visto che una delle condizioni è che l’operazione non sia diluitiva rispetto al livello di Cet1 di Intesa pari al 12,8%, si ricava che il patrimonio che rientra nel Cet1 deve ammontare a circa 3,2 miliardi. Secondo i dati di bilancio di Veneto Banca, il Cet1 a fine dicembre 2016 ammontava a 1,2 miliardi, mentre per Banca Popolare di Vicenza era pari a 1,6 miliardi. A questi va aggiunta la tranche si aumento di capitale sottoscritta da Atlante, pari rispettivamente a 296 milioni e a 146 milioni. Il totale ammonta quindi a 3,24 miliardi, che bisognerà vedere come sarà allocato con la creazione della good company.