Oil&Gas – Primi segnali di rallentamento dal mondo dello US shale

Notizie parzialmente positive dagli Usa per il mercato petrolifero mondiale. Il boom dello shale oil sembra momentaneamente finito, dopo che Halliburton e Anadarko, colossi americani dello shale hanno reso noto che stanno rallentando il ritmo delle perforazioni e degli investimenti.

In particolare, Halliburton, leader di mercato negli Usa, ha chiuso con ricavi del primo trimestre a 4,9 miliardi di dollari (+29,2% a/a), beneficiando soprattutto dell’andamento del Nord America dove il gruppo ha segnato +82% a/a a 2,8 miliardi. L’Ebit ammonta a 146 milioni, dal rosso di 3,9 miliardi del pari periodo. Nonostante i buoni risultati il titolo nella giornata di ieri ha perso oltre il 4% proprio a causa delle prospettive non esaltanti annunciate.

Il management di Hulliburton ha infatti specificato che la crescita dell’attività di trivellazione negli Stati Uniti, mostra segni di stabilizzazione, in quanto i clienti “stanno tirando il freno”. Effettivamente non una novità poiché già all’inizio del mese l’Ad del gruppo americano Mark Richard aveva sottolineato che il ritmo delle trivellazioni nel nord America dovrà rallentare a causa della domanda insostenibile.

E quanto detto dal numero uno del colosso americano dello shale viene ribadito anche dal management di Anadarko. La società ha chiuso il secondo trimestre con ricavi in crescita a 2,7 miliardi (+41% a/a), principalmente guidato dalla crescita delle vendite di petrolio a 1,4 miliardi (+26,4%). L’Ebit però rimane negativo per 125 milioni (332 milioni nel pari periodo 2016). Detto questo però il dato interessante è che la società ha rivisto al ribasso la guidance sui ricavi e sugli investimenti. I volumi di vendita attesi per il 2017 infatti sono stati abbassati dal precedente range di 235-239 mmboe al range 231-235 mmboe. Gli investimenti per l’anno in corso sono stati rivisti al ribasso di circa 300 milioni al range di 4,2 miliardi-4,4 miliardi.

Commento

Giudichiamo la notizia parzialmente positiva per il settore dato che il crollo del prezzo del petrolio è stato frutto della combinazione del continuo incremento della produzione americana che vanificava i pur timidi tentativi dei Paesi Opec a sostegno delle quotazioni.

A nostro avviso, è difficile iniziare a parlare di un turn-around per il mercato petrolifero, ma questo passaggio potrebbe sostenere un miglioramento delle condizioni per il comparto oil&gas. I produttori americani stanno stabilizzando la produzione e i Paesi Opec danno primi segnali concreti di voler fare qualcosa di più per raggiungere il bilanciamento del mercato (vedi articolo: Oil&Gas – Da Nigeria ok a tetto, Libia punta a 1,25 mbd. Petrolio sale).

Da evidenziare infine che, in questo periodo estivo, i prezzi dell’oro nero stanno beneficiando della driving season americana che sta finalmente portando effetti ben visibili sulle scorte di prodotti raffinati. Queste sono infatti tornate nel range medio degli ultimi 5 anni. Elemento importante soprattutto per le società della raffinazione e dello shipping di prodotti raffinati.