Unicredit – Balza l’utile netto a 1,8 mld (+40%) nel primo semestre 2017

Unicredit ha archiviato la prima semestrale dopo la svolta impressa dal nuovo Ad Jean Pierre Mustier, con un utile netto consolidato salito a 1,8 miliardi (+40% rispetto al pari periodo 2016). La significativa crescita testimonia gli effetti della strategia impostata con il piano industriale ‘Transform 2019’, focalizzata in particolare sul contenimento dei costi ma, soprattutto, sul miglioramento della qualità del portafoglio crediti, evidenziata dalla rilevante diminuzione delle rettifiche su crediti (-25% a 1,2 miliardi). La tenuta del margine di intermediazione a 9,7 miliardi (-3%) è attribuibile alla crescita delle commissioni nette (+6% a 3 miliardi) e alla sostanziale stabilità del margine di interesse a 5,2 miliardi.

Unicredit ha chiuso un ottimo primo semestre, come si evince dal balzo dell’utile netto a 1,8 miliardi (+40%). Il cambiamento messo in atto dal Ceo Jean Pierre Mustier, in linea con il piano industriale al 2019, ha cominciato a dare i suoi frutti, soprattutto riguardo al contenimento dei costi e, in misura più marcata alla riduzione dell’esposizione sui crediti deteriorati, dopo la cessione del portafoglio npl da 17,7 miliardi.

Nel periodo, inoltre, la banca ha portato a termine con successo la ricapitalizzazione da 13 miliardi, dopo la pulizia di bilancio effettuata a fine 2016.

Ma passiamo all’esame dei conti riportati nella tabella seguente, dove i dati relativi al 2016 sono stati riesposti a fini di comparabilità.

Il margine di intermediazione, nel periodo, si è attestato a 9,7 miliardi (-3%), al cui interno la crescita delle commissioni nette e la stabilità del margine di interesse ne ha garantito la tenuta rispetto ai primi sei mesi del 2016.

Nel dettaglio, il margine di interesse (-2% a 5,2 miliardi) tiene grazie all’allargamento dello spread e ai minori costi del funding, nonché alla rivalutazione dei tassi di deposito e al minore costo della provvista dopo il ricorso al Tltro. Elementi che hanno compensato il calo dei volumi sui finanziamenti.

Le commissioni nette salgono a 3 miliardi (+6%), per l’apporto positivo di quelle relative ai servizi di investimento (grazie anche all’accordo con Amundi dopo la cessione a quest’ultima di Pioneer). Buono anche l’andamento delle commissioni da servizi di finanziamento e di quelle relative ai servizi transazionali.

I profitti da trading sono diminuiti a 1,1 miliardi (-12%) per il venire meno di alcuni proventi non ricorrenti (circa 380 milioni) di cui aveva beneficiato il primo semestre 2016 e relativi alla cessione di titoli di Stato e della partecipazione in Visa Europe Limited.

I primi effetti della riorganizzazione cominciano a vedersi sui costi operativi, scesi a 5,7 miliardi (-4%) e in particolare le spese per il personale sono diminuite a 3,5 miliardi (-5%) a seguito della riduzione dell’organico.

La sostanziale tenuta del margine di intermediazione e la riduzione dei costi operativi mantengono stabile il risultato lordo di gestione a 3,9 miliardi.

Le rettifiche su crediti, grazie all’azione di miglioramento degli attivi in atto, sono scese a 1,2 miliardi (-25%), anche alla luce della recente cessione del portafoglio da 17,7 miliardi di npl.

Tale dinamica si riflette sul risultato netto di gestione, che ha raggiunto 2,7 miliardi (+16%).

Il periodo chiude con un utile netto di 1,8 miliardi (+40%), dopo aver contabilizzato oneri di sistema per 453 milioni e utili da attività in via di dismissione pari a 454 milioni, legati alle cessioni di Pioneer e Bank Pekao.

Nella tabella seguente è riportato lo stato patrimoniale di Unicredit.

Sul fronte patrimoniale, i crediti verso la clientela si fissano a 450 miliardi (+1% rispetto a fine 2016). La raccolta da clientela, invece, diminuisce a 433 miliardi (-4% rispetto al 31 dicembre 2016).

Il patrimonio netto consolidato di competenza del Gruppo è salito a 55 miliardi (+40% rispetto a fine 2016) dopo l’aumento di capitale da 13 miliardi.

Il Cet1 fully loaded ha raggiunto il 12,8% mentre quello transitional il 12,93%, dopo la ricapitalizzazione e i 72 punti base derivanti dalla cessione di Pioneer.