Mercati – Si rivede la volatilità, soprattutto a Wall Street

Da circa 10 giorni l’indice di volatilità del mercato azionario statunitense (VIX) e, in misura minore, quello relativo ai listini europei (V2X) hanno rialzato la testa dopo mesi di letargo, sintomo di un rinnovato nervosismo sulle principali Borse mondiali. A spingere al rialzo questi due indici di volatilità questioni non strettamente attinenti all’economia, come il timore di un conflitto tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, le difficoltà del presidente Trump e da ultimo gli attacchi terroristici di ieri in Catalogna.

L’aumento della volatilità è, comunque, ancor ben lontano dai picchi del giugno 2016, mese in cui si sono registrate notevoli oscillazioni sulle piazze finanziarie a causa dell’inatteso esito del referendum sulla “Brexit”. Al momento, il VIX è poco sopra 15 punti, cioè non lontano dal massimo di quest’anno a 17,28 punti registrato lo scorso 11 agosto, ma anche ben distante dal minimo di fine luglio a 8,84 punti. Il V2X è attualmente in area 17,6 punti, in salita dai 12,5 punti della fine del mese scorso e ancora ben lontano dal top di metà aprile a 26,4 punti raggiunto prima delle elezioni presidenziali in Francia.

Ricordiamo che il VIX, ovvero il Chicago Board Options Echange SPX Volatilty Index, è un indicatore calcolato dal più grande mercato mondiale di opzioni e riflette una stima di mercato della volatilità futura, sulla base della media ponderata delle volatilità implicite per una vasta gamma di strike price. Questa volatilità si muove a seconda di quello che gli operatori sono stati disposti a pagare per assicurarsi la facoltà di scommettere al rialzo o al ribasso sull’indice statunitense Standard & Poor’s 500. Gli strike price delle opzioni inclusi nel calcolo del VIX sono quelli delle opzioni a uno e due mesi. A sette giorni dalla scadenza vengono poi utilizzate quelle a due e tre mesi.