Carige – Reazione incerta in Borsa dopo la presentazione del piano

Il nuovo piano presentato alla comunità finanziaria prevede un rafforzamento patrimoniale per un totale di 1 miliardo che permetterà una riduzione degli npe, previstti scendere dai 7,3 miliardi del 2016 ai 3,4 previsti per il 2018, anticipando le scadenze poste dalla Bce. I titoli alle 14:30 segnano un rialzo dell’1,4% dopo alcune oscillazioni.

Il nuovo Ad di Carige, Paolo Fiorentino, ha presentato oggi a Milano alle 10:30 il progetto di trasformazione che prevede il ritorno nel 2018 a un piccolo utile di circa 25 milioni, mentre gli obiettivi di riduzione degli npl posti dalla Bce saranno raggiunti già a partire da fine 2017. Il piano poggia su un forte rafforzamento patrimoniale, essenziale per gli interventi di miglioramento della qualità dell’attivo, su un maggiore sforzo di taglio costi e recupero di efficienza, nonché sul rilancio commerciale.

Rafforzamento patrimoniale da 1 miliardo. Il piano prevede un rafforzamento patrimoniale per un miliardo complessivo di cui 80 milioni derivanti dalla riduzione degli rwa in seguito alle cessioni, 400 milioni derivanti da cessioni e dall’operazione di liability management e 560 milioni dall’aumento di capitale. Dalle cessioni (Creditis, alcuni immobili e le attività di merchant book) era stato previsto un ricavo di circa 200 milioni, ma l’interesse mostrato dai potenziali acquirenti lascia sperare che la cifra possa essere anche leggermente superiore.

L’operazione di Lme prevede l’offerta di titoli senior al posto di quelli subordinati in circolazione. L’offerta sarà diretta agli investitori istituzionali, mentre non pare venga incluso il titolo upper T2 scadenza 2018 detenuto soprattutto da privati.

L’operazione di Lme sarà condizionata dal successo dell’aumento di capitale e regolata dopo la chiusura di quest’ultimo. L’aumento di capitale sarà con tutta probabilità scindibile e con dititto di opzione, come richiesto dal principale socio Vittorio Malacalza, tranne per la tranche da 60 milioni che verrà offerta ai bondholder.

L’Ad Fiorentino ha infatti spiegato che la possibilità di non concedere il diritto di opzione era legata a eventuali richieste delle autorità di controllo. Ma la Bce dovrà esprimere il proprio parere prima dell’assemblea di approvazione dell’aumento di capitale, per cui ora di allora la questione potrebbe essere superata.

Quanto alla tempistica l’operazione di Lme è in programma per il mese di ottobre, a seguire partirà l’aumento di capitale che dovrebbe concludersi verso metà dicembre. Il ricavato servirà essenzialmente a coprire la pulizia del bilancio derivante dalle operazioni di         de-risking nel 2017 e nel 2018 e per l’attivazione delle leve operative per il rilancio.

Riduzione dei costi. Il piano dà una maggiore sferzata sui costi rispetto a quello presentato lo scorso mese di febbraio. E’ prevista la riduzione del personale di 1.000 unità, di cui 230 circa tramite le cessioni, una cifra doppia rispetto al piano precedente. Si procederà poi alla chiusura di 120 filiali, molte delle quali presentavano una redditività pressoché nulla .

Al 2016 il cost/income ratio era pari all’81%, ben oltre il 68% della media del benchmark. I tagli previsti dovrebbero portare il totale delle spese per il personale dai 316 milioni del 2016 ai 264 milioni del 2020, mentre le altre spese amministrative dovrebbero calare dai 209 milioni del 2016 ai 154 milioni del 2020.

Sviluppo dei ricavi. Fiorentino punta a un rilancio commerciale che si baserà sullo sviluppo di un modello di banca regionale ben radicata al territorio (rappresentato da Liguria, Lombardia, Toscana e Sicilia) e focalizzata su clientela privata e su piccole società. Un segmento che apporta il 93% del margine di intermediazione e del totale della raccolta.

“I maggiori problemi in termini di sofferenze sono venuti dalla clientela large corporate” ha osservato Fiorentino “che invece contribuiva solo per il 2% del margine d’interesse”.

I confronti di produttività nei diversi segmenti con i livelli benchmark lasciano intravedere la possibilità di un migliore sfruttamento della base clientela. Compito che sarà affidato ai direttori di filiale, che avranno un ruolo importante per il rilancio.

L’aspetto della nuova banca sarà quello di una rete di distribuzione snella e focalizzata. Per quanto riguarda le società prodotto, invece, non sussistendo per molte aree la dimensione di scala minima sufficiente per essere alla frontiera dell’innovazione e dell’efficienza si ricorrerà a partner esterni.

Nel settore del wealth management sarà valorizzato il brand Cesare Ponti e il rapporto con Arca, in quello assicurativo si cercherà di ottimizzare la collaborazione con Amissima, mentre per consumer finance, factoring e leasing si ricorrerà a partnership con soggetti esterni. Anche nel settore dell’Ict il Gruppo sta negoziando un accordo con un grande operatore del settore.

Miglioramento del credito deteriorato. L’obiettivo è scendere dai 7,3 miliardi di npe del 2016 a 3,4 miliardi nel 2018. A questo scopo, oltre all’operazione da 900 milioni già realizzata quest’anno, è in corso la vendita di altri 1,4 miliardi di sofferenze. Nel 2018 è invece prevista la cessione di 500 milioni di inadempienze probabili.

La reazione del mercato alla presentazione è stata un po’ incerta con il titolo che ha evidenziato un andamento ondivago. Alle 14:32 le azioni Carige segnano un rialzo dell’1,4% a 0,24 euro, contro un incremento dello 0,3% dell’indice Ftse Italia Banche. Tuttavia, appena conclusa la presentazione i titoli, che in mattinata avevano mostrato un buon rialzo in Borsa (+3,9%), hanno mostrato una flessione (-0,5%).