Mercati Usa – Un Thanksgiving dorato

La più importante festività pagana statunitense, insieme alla celebrazione per l’indipedenza è l’occasione, a mercati chiusi, per redigere un bilancio del 2017 e concentrarsi sulle prospettive sia del mercato sia dell’economia nell’anno futuro.

L’imprevista elezione di Trump ha portato un’euforia altrettanto inattesa sui mercati azionari, trascinando tutti gli indici ad una serie di record aggiornati quasi quotidianamente.

Tuttavia, il guadagno dello S&P500 del 16% da inizio anno, umiliato dal Nasdaq salito oltre il 20%, si scontra con una crescita domestica ancora modesta che stenta a superare il 2% annuo.

In aggiunta, la pluralità delle principali riforme proposte dalla nuova amministrazione repubblicana, sia in campagna elettorale sia nel primo anno di governo, non sono ancora state approvate o sono già naufragate come quella sanitaria.

In definitiva è stata l’aspettativa di una nuova riforma fiscale a innescare questo rialzo del tutto imprevisto, in quanto al culmine di un mercato toro che il prossimo marzo raggiungerà i nove anni e rischia di diventare il più longevo della storia borsistica a stelle e strisce.

Sono ormai quasi due anni, dal febbraio 2016, che sia lo S&P500 sia il Dow Jones non sperimentano una correzione superiore al tre per cento.

Il rialzo progressivo dei tassi di interesse non è riuscito, infatti, a calmierare la furia rialzista del mercato azionario, in quanto l’eccessiva liquidità frutto delle manovre ultra espansive della Federal Reserve continua a sostenere l’inflazione degli attivi finanziari.

I livelli raggiunti dallo S&P500 a inizio settimana hanno già ampiamente superato i target di tutte le principali banche d’affari anche per il 2018.

In aggiunta, gli utili delle società quotate sembrano avere raggiunto in molti casi dei picchi difficilmente migliorabili.

L’anno in corso ha evidenziato un ritorno significativo alla redditività delle principali aziende, dopo due anni e mezzo (9 trimestri circa) di continuo declino degli utili.

IL MERCATO e LA FED

Le prospettive e la salute di Wall Street continuano ad apparire rosee e ancora non si vedono i segnali per alcun deragliamento della locomotiva, così ben lanciata verso continui record.

Anche nell’ultima riunione del Fomc, diversi membri della Federal Reserve hanno ribadito le preoccupazioni per le eccessive valutazioni ormai raggiunte dal mercato azionario, segnalando anche il rischio di un impatto non indifferente sull’economia nel caso di una forte correzione.

L’eccesso di liquidità che ancora pervade i mercati finanziari resta, infatti, la principale fonte di alimentazione di questo incredibile rialzo. La situazione forse non è ancora fuori controllo, ma è sicuramente sfuggita di mano alle autorità monetarie che poco possono fare per smontare la bolla al di là del lancio di qualche avvertimento. Alzare i tassi di interesse in modo repentino potrebbe avere un impatto molto negativo su un’economia che ancora cresce alla metà del suo potenziale, malgrado sia stata sostenuta in quest’ultimo decennio dall’abbassamento dei tassi di interesse a zero e allagata da 3,5 trilioni di dollari di liquidità immessi nel sistema dalla stessa Federal Reserve.

Quest’ultima sta facendo lentamente marcia indietro, cercando di “normalizzare” la sua influenza, anche se con un percorso ancora troppo lento.

Ci sono, inoltre, ancora i buyback che hanno superato il mezzo trilione di dollari annui e l’aggiustamento degli utili, in funzione delle previsioni degli analisti, che continueranno a dare sostegno e benzina al mercato anche nel 2018.

In queste condizioni, lo S&P500 a quota 3.000 non è più solo un miraggio, ma diventa un obiettivo ormai realmente raggiungibile.