Nova Re – Futuro aggregatore di patrimoni

L’amministratore delegato di Nova Re, Stefano Cervone, in un’intervista rilasciata al settimanale Review di Monitor Immobiliare, ha fornito indicazioni sulle mosse future del gruppo e sulle opportunità che il settore può offrire.

Dopo il successo dell’aumento di capitale avvenuto la scorsa estate, forte degli immobili conferiti nell’operazione per circa 45 milioni, ora il gruppo vuole continuare a crescere anche con progressivi conferimenti di asset immobiliari, in modo da poter aggregare patrimoni immobiliari con un elevato profilo di qualità tale da generare interessanti rendimenti, attraendo sempre più capitali stranieri (specie di investitori istituzionali) e sfruttare le economie di scala derivanti dall’espansione.

Dando uno sguardo al settore di appartenenza, se da una parte il mercato immobiliare non riesce ancora del tutto a ripartire pienamente, nonostante la graduale ripresa economica, dall’altra l’Ad sottolinea come il comparto sia fortemente penalizzato “dalla difficoltà di creare società miste per i singoli progetti”, essendo proprio questi singoli progetti quelli interessanti per redditività e qualità dei patrimoni.

Cervone, infatti, pone l’accento sulla normativa vigente che “impone l’obbligo di controllo al 95% affinché una società di investimento immobiliare non quotata possa beneficiare del regime fiscale agevolato alla pari delle Siiq”. In un contesto in cui ormai non vi sono più barriere internazionali e il capitale è pienamente mobile, questo aspetto della normativa costituisce un freno per realizzare operazioni che includano la presenza di investimenti esteri affiancati a progetti sviluppati da operatori locali tramite la creazione di società miste.

Un altro tasto dolente è la normativa fiscale vigente: ciò che aiuterebbe il comparto, spiega Cervone nell’intervista, sarebbe “armonizzare la entry tax al regime Siiq, diminuendo le aliquote sulla tassazione del reddito delle società”.

Un ultimo commento sulla novità del momento, i Pir: nonostante siano partiti lo scorso anno, “a oggi il settore immobiliare è stato l’unico comparto escluso da questa asset class” e, nonostante in questi giorni sia al Senato l’emendamento che permetterebbe la eligibility del comparto a questa tipologia di investimenti, Cervone sottolinea che “i gestori si sono nel frattempo già organizzati con altri investimenti, e per convincerli a variare la loro asset allocation serve tempo”, anche se certamente “avere uno strumento in più, se accompagnato da un’offerta credibile, permetterà di attrarre investimenti” anche tramite questo canale.