Mercati – Vendite a Piazza Affari, spread oltre 145 bp e banche sotto pressione

Seduta in affanno per Milano, con il Ftse Mib che intorno alle 15:45 segna un ribasso dell’1% appesantito soprattutto dai titoli bancari. Movimenti contenuti, invece, tra gli altri listini europei. Il Dax di Francoforte (-0,2%) e il Cac 40 di Parigi (-0,4%) scambiano leggermente al di sotto della parità mentre il Ftse 100 di Londra e l’Ibex 35 di Madrid sono sostanzialmente invariati. Avvio lievemente positivo, intanto, per Wall Street dopo i dati in linea con le attese sull’inflazione.

A novembre, infatti, l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti ha registrato una variazione mensile dello 0,4% e su base annua del 2,2%, pareggiando il consensus. Appena al di sotto delle stime il dato core, depurato dai prezzi di beni alimentari ed energetici, in aumento dello 0,1% rispetto a ottobre e dell’1,7% da novembre 2016.

In seguito alla pubblicazione dei dati il dollaro perde terreno nei confronti delle principali valute, scendendo a quota 113 yen e permettendo al cambio con l’euro di risalire a 1,176. Tra le materie prime le quotazioni del petrolio riducono i guadagni della mattinata, con Wti e Brent rispettivamente a 57,2 e 63,3 dollari al barile, dopo il report mensile dell’Opec e in attesa dei dati settimanali sulle scorte americane.

Il focus degli investitori resta comunque sulla riunione della Fed, che si concluderà questa sera con l’annuncio sui tassi di interesse e con la diffusione delle proiezioni economiche per il 2018. Domani invece sarà la volta della Bce, che potrebbe fornire qualche dettaglio in più sul piano di graduale riduzione degli acquisti di titoli.

Nel comparto del reddito fisso spicca l’impennata del rendimento sul Btp decennale, in rialzo di 7 basis point all’1,77 per cento. Lo spread con il Bund si dilata così di circa 8 bp avvicinandosi a 146 punti base. A mettere sotto pressione l’obbligazionario italiano potrebbe contribuire l’ipotesi di uno scioglimento a giorni delle camere e della conseguente convocazione di elezioni politiche per il 4 marzo.

Uno scenario che pesa in parte anche sull’azionario penalizzando i titoli bancari, il cui portafoglio è investito in buona parte in titoli di Stato.  A mettere sotto pressione gli istituti di credito, però, contribuiscono soprattutto le indicazioni fornite da UNICREDIT (-4,1%) sugli impatti della nuova normativa bancaria, che dovrà essere adottata nei prossimi anni dalle aziende di credito. Le vendite colpiscono in particolare  BANCO BPM (-4,2%), UBI (-4,8%) e BPER (-6,2%) mentre INTESA (-1,2%) limita i danni.

Intanto Banco Bpm ha ricevuto sei offerte vincolanti per il portafoglio da 1,8 miliardi di crediti deteriorati posto in vendita, da Anacap, Banca Ifis, Deutsche Bank, Hoist, Kruk e eVarde Partners.

Sottotono anche TELECOM ITALIA (-2,6%), nel giorno dell’incontro previsto tra l’Ad Amos Genish e il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. Deboli i petroliferi dopo i rialzi di ieri e le utilities.

Avanzano invece STM (+1,7%) e CNH (+1,6%) fra gli industriali, oltre a GENERALI (+1,1%) grazie anche all’innalzamento della raccomandazione da ‘neutral’ a ‘buy’ da parte di Bank of America Merrill Lynch, con target price aumentato da 16 euro a 18 euro.