Mercati – Piazza Affari chiude debole, crolla Ferragamo (-6,3%)

Finale poco mosso per i listini continentali, con il Ftse Mib di Milano che archivia gli scambi in flessione dello 0,4% a 22.094 punti. In frazionale rialzo il Dax di Francoforte (+0,3%) e il Ftse 100 di Londra (+0,6%) mentre il Cac 40 di Parigi (-0,1%) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,3%) terminano leggermente sotto la parità.

Nell’ultima seduta della settimana, che coincide anche con importanti scadenze tecniche di derivati, gli investitori europei mantengono dunque un atteggiamento cauto, intenti a soppesare le indicazioni piuttosto conservative giunte in settimana dalla Fed e dalla Bce. Nell’intera ottava Milano risulta la Piazza peggiore, penalizzata soprattutto dalle performance negative di banche e utilities.

Intanto Wall Street avanza di oltre mezzo punto percentuale, supportata dalle prospettive positive intorno alla riforma fiscale dopo che il senatore Marco Rubio ha dichiarato che voterà a favore del piano di modifiche alla tassazione.

La fiducia intorno alla riforma fiscale sostiene il dollaro, con il cambio tra euro e biglietto verde in area 1,177 mentre il dollaro/yen risale a 112,6. Tra le materie prime scambiano poco mosse le quotazioni del petrolio, con Wti e Brent rispettivamente a 57,3 e 63,3 dollari al barile, mentre l’oro torna sotto quota 1.255 dollari l’oncia. Sull’obbligazionario il rendimento del Btp risale in area 1,8% portando lo spread con il Bund oltre 150 punti base.

Sul Ftse Mib svetta POSTE ITALIANE (+4,1%), che ha firmato un nuovo accordo con Cdp sul risparmio postale. Nel triennio 2018-2020 è prevista una remunerazione annua in favore della società compresa tra un minimo di 1,55 miliardi e un massimo di 1,85 miliardi, a fronte di obiettivi di raccolta concordati.

Acquisti anche su MONCLER (+1,5%), A2A (+1,35%) e MEDIASET (+1,2%), i cui soci hanno approvato a larga maggioranza le modifiche allo statuto proposte da Fininvest. Ancora in rosso i bancari, con vendite in particolare su BANCO BPM (-2,3%), MEDIOBANCA (-2%) e UNICREDIT (-1,9%) mentre limita i danni INTESA (-0,2%).

In fondo al listino scivola FERRAGAMO (-6,3%) che, preso atto del prolungamento all’esercizio 2018 della fase di transizione che ha caratterizzato il 2017, ritiene di non poter confermare la guidance comunicata a febbraio.