Elezioni Catalane – Questione irrisolta, il mancato ruolo dell’Europa

Le elezioni di ieri ci consegnano risultati inequivocabili e lasciano la questione di fondo irrisolta se non addirittura più complicata di quella di partenza.

Partendo dagli aspetti positivi, è indiscutibile come quella di ieri sia la più grande prova di democrazia che la politica, intesa nel suo significato assoluto, ci ha regalato negli ultimi anni. L’affluenza alle urne che sfiora il 90% degli aventi diritto di voto testimonia come di fronte a questioni che toccano le corde del cuore dei cittadini non sono necessari appelli a recarsi ai seggi.

Secondo aspetto positivo è indubbiamente la civiltà della popolazione che, sebbene spaccata su posizioni opposte sulla questione della separazione dal governo centrale, evita derive di piazza, dando evidenza, magari inavvertitamente, del grande errore del comportamento muscolare del governo di Madrid durante la consultazione referendaria.

Passando agli aspetti negativi, è spontaneo cominciare dal nodo della governabilità di una regione che si professa comunque indipendentista e su come dovrà necessariamente evolvere il rapporto con Madrid.

E’ immaginabile che si dovrà aprire un tavolo negoziale fattivo che non potrebbe non passare per un ripensamento del famigerato art.155 della Costituzione e, soprattutto, dalla riabilitazione civile dei leader politici di cui diventa difficile confutare la legittimità politica.

La questione politica spagnola non si ferma lì, in ogni caso. Il confronto a muso duro con la Catalogna costa caro a Rayoj e al partito popolare ostracizzato a 3 seggi nel parlamento catalano e non è da escludere dovrà presto rendere conto al paese di una rappresentatività “dimezzata”. Tutto si potrebbe risolvere in seno al partito, con evidente il rischio “capro espiatorio”, ma non è detto che travalichi questo perimetro.

Il vero punto, tuttavia, resta il ruolo silente dell’Europa. L’Europa ha abdicato al dover giocare un ruolo di primo piano in una questione relegata ad affare interno quasi che l’evento non abbia ricadute sul senso di unità dell’Unione in un momento in cui il sentimento antieuropeista, che è sempre esistito, trova dei preoccupanti catalizzatori in movimenti politici che è troppo banale etichettare come semplice populismo. I grandi errori politici nella storia – e non solo contemporanea o recente – sono sempre stati commessi nel negare o fingere di non riconoscere per tempo focolai di protesta o malessere sociale. Tutti gli incendi principiano da una scintilla. Sottovalutarne il rischio è troppo pericoloso.