Auto Usa – Qualche nube per il 2018

Mentre Fca brilla da inizio anno con un rialzo in Borsa che si avvicina al 25%, i dati sulle immatricolazioni di auto negli Usa dello scorso dicembre mettono in evidenza una discesa del settore per il primo anno dalla crisi finanziaria (2009).

Nello specifico, lo scorso mese le vendite di auto nuove sono calate del 5,2% su base annua a 1,6 milioni di unità.

Per tutto il 2017, le nuove immatricolazioni sono diminuite di 320.000 unità, pari al -1,8% su base annua a 17,23 milioni. Tale flessione riporta il mercato ai valori del 2015, nei confronti del quale i volumi diminuiscono di 249.000 veicoli (-1,4%).

Il dato risulta negativo per tutte e tre le big three di Detroit ed alcuni produttori stranieri negli ultimi due anni. Nel dettaglio: GM -2,7%; Ford -1,1%; Fiat Chrysler (FCA) -8,6%; Toyota -2,6%; BMW -12,6%; Mazda -9,3% per cento.

Il massiccio riacquisto di auto in scia all’avvento dell’uragano Harvey in Texas, a fine agosto, non è stato sufficiente a trainare in positivo le vendite dell’anno.

Lo spaccato dei dati rileva che le vendite di auto sono calate del 10,9% nel 2017 compensate dall’aumento del 4,7% dei “trucks” (pickups, SUVs, crossovers, vans).

In generale, preoccupa il calo delle immatricolazioni di autovetture, che in molti casi supera la doppia cifra percentuale e viene compensato solo dalla commercializzazione di veicoli attualmente più attraenti per il pubblico.

LE PROSPETTIVE PER IL 2018

Non ci sarebbe da preoccuparsi per il rallentamento delle vendite, che appare fisiologico dopo otto anni di continui incrementi che hanno consentito nel 2016 di superare il record storico di vendite del 2006, vale a dire prima della crisi.

In realtà, bisogna tenere conto che né i due uragani (Texas+Florida), né incentivi settoriali da parte dei produttori a livelli record hanno saputo trascinare la domanda.

In aggiunta ci sono ulteriori rischi che potrebbero danneggiare questo settore nei prossimi mesi:

  • L’ascesa dei tassi di interesse che impatta sui finanziamenti. Oltre il 40% del parco auto americano è acquistato a debito e l’estensione media dei finanziamenti ha raggiunto il livello record di 78 mesi (6 anni e mezzo).
  • L’incremento dei default su tali finanziamenti che restringe il cerchio dei soggetti finanziabili.
  • L’aumento del prezzo medio di ogni transazione che è salito a circa $38.000, un livello insostenibile per molti americani.

In questo contesto, è probabile che le vendite di quest’anno non supereranno quelle del 2015, con il rischio che possano altresì scendere ulteriormente nel caso ci sia un rallentamento della crescita dell’economia domestica.

IL PROBLEMA DELL’USATO

Il credito al consumo nel settore automobilistico è stato molto aggressivo negli ultimi anni e ha permesso a molti acquirenti di comprare veicoli che, diversamente, non si sarebbero mai potuti permettere.

In aggiunta, nell’ultimo biennio, i produttori di auto hanno utilizzato incentivi record pur di mantenere una soglia di vendite elevata e in linea con la produzione degli ultimi anni.

Né deriva che il deprezzamento dell’usato ha raggiunto livelli mai toccati in precedenza, in virtù anche degli incentivi erogati sui nuovi modelli.

Nove su dieci modelli espropriati nel 2017 riguardano veicoli immatricolati dal 2016 ed anche a favore di clienti con un “credit scoring” elevato. L’incremento dei default è alimentato dall’equity negativo, vale a dire che il residuo debito risulta superiore al valore di mercato del veicolo usato.

Gli acquirenti rimangono, infatti, sorpresi di quanto velocemente i veicoli nuovi perdano di valore sin dall’uscita dal concessionario, principalmente a causa dei forti sconti in fase di trattativa.

Il valore medio degli incentivi ha superato i 4.000 dollari ed è tale da penalizzare il valore dell’usato nella misura in cui un’auto nuova risulta più attraente dello stesso modello con un paio di anni di anzianità, in quanto costa solo qualche migliaio di dollari in più.

Questo effetto è molto positivo in fase di acquisto, ma risulta mortificante a distanza di qualche anno quando il valore del veicolo scende ben al di sotto dell’importo residuo del finanziamento da rimborsare.

SINTESI

Il quadro descritto sul futuro dell’industria automobilistica negli Stati Uniti appare meno roseo di quanto attualmente dipinto dagli analisti.

Non è positivo, infatti, che milioni di consumatori si trovino in una situazione di “equity negativo” sui finanziamenti auto. Nel 2007, una situazione simile nel mercato immobiliare portò al crollo del castello dei “mutui subprime” con le conseguenze che tutti conosciamo.

Tale pressione tenderà ad aumentare. Lievemente o in misura più accelerata, il numero di auto espropriate crescerà anche nel 2018 e gli standard di credito diventeranno sempre più rigidi, escludendo gli acquirenti meno solidi dal mercato del nuovo.

Tale ciclo si potrà interrompere solo con una rimodulazione dell’offerta da parte dei produttori e un livellamento al ribasso delle vendite, elemento che avrebbe già dovuto iniziare dal 2016 ma che le aziende hanno evitato massimizzando gli incentivi.

Ora lo strumento sembra stia diventando meno efficace e qualcosa dovrà necessariamente cambiare per gestire un rallentamento controllato del settore ed evitare un crollo imprevisto delle vendite.