La guerra tariffaria e l’impatto sui mercati

La scorsa settimana, la notizia che l’amministrazione Trump imporrà dei dazi sull’importazione dell’acciaio e dell’alluminio nella misura del venticinque e del dieci per cento ha di nuovo innalzato la volatilità, trascinando i mercati azionari americani in ribasso e di conseguenza anche quelli delle principali economie, dall’Europa all’Asia.

Le proteste, anche interne alla stessa amministrazione repubblicana, hanno ridato slancio agli indici nella prima seduta della corrente ottava e il rimbalzo sembra destinato a proseguire in mancanza di nuove comunicazioni.

Tuttavia, è difficile che Trump faccia un passo indietro se non costretto dalla mancanza di una maggioranza parlamentare, come avvenuto per il tentativo di modifica della riforma sanitaria implementata dal suo predecessore Obama. La sensazione è che alle parole seguiranno i fatti, visti gli annunci sul tema dei mesi precedenti.

In sintesi ecco gli scenari più probabili:

  • L’annuncio dell’imposizione di dazi sui metalli è solo l’inizio di una possibile escalation in altri settori, che potrebbe portare a una guerra commerciale mondiale. Questo era stato uno dei cavalli di battaglia di Trump in campagna elettorale.
  • Il passo successivo potrebbe essere un’uscita dal NAFTA, l’accordo di libero scambio con Canada e Messico.
  • Anche nel caso non ci fossero azioni sul NAFTA, ci potrebbero essere dei congelamenti sulle attuali negoziazioni.
  • E’ prevedibile che i Paesi colpiti dai dazi si vendicheranno a loro volta nei confronti degli Stati Uniti applicando, anch’essi, nuovi dazi su altre merci.
  • L’amministrazione Trump potrebbe fare un passo indietro parziale sull’onda di estese proteste interne e all’estero.
  • Il governo americano potrebbe sostituire l’introduzione di dazi con agevolazioni alle industrie interessate.

Impatto sui mercati

Tradizionalmente, un investitore di lungo termine non dovrebbe farsi influenzare da decisioni politiche che hanno un impatto su diversi anni.

Al contrario, in un’ottica di breve periodo, lo scenario potrebbe mutare.

Abbiamo, infatti, assistito lo scorso anno al rally sulle aspettative dell’approvazione della riforma fiscale, mentre l’applicazione di dazi giunge in un momento di mercato leggermente più incerto, caratterizzato da una crescita della volatilità e la possibilità di una correzione o di un cambiamento di trend dei principali indici mondiali.

L’introduzione o meno di politiche tariffarie sulle merci importate potrebbe, di conseguenza, solo accelerare o enfatizzare movimenti già in corso, ma non deve essere vista come una minaccia per i mercati.

Solo il passaggio da alcuni dazi ad una vera e propria guerra commerciale a livello mondiale potrebbe avere ripercussioni più significative anche sui listini azionari.

In questo scenario, alcune aziende produttrici quotate rischiano un aumento dei costi delle materie prime, che si riflette negativamente sui margini operativi e sulla crescita dell’inflazione qualora fossero costrette ad incrementare i prezzi dei listini.