Obbligazioni – Tutto fermo, attenzione al dollaro

Il mercato è trincerato e incapace o impossibilitato a prendere una posizione.

Reduce da un periodo straordinariamente lungo di monodirezionalità, è ovviamente restio a dare interpretazioni le cui conseguenze sono di difficile prevedibilità.

Le banche centrali devono affrontare il duro lavoro di rieducare gli operatori a camminare sulla corda senza sapere di potere contare su una rete di protezione.

La caparbietà di Trump nel proseguire sulle proprie scelte, nel caso specifico di natura commerciale, dovrebbe essere un dato acquisito e le probabilità di un ripensamento molto basse, pena il prezzo politico che sarebbe costretto a pagare sull’interno. Senza entrare nel merito di quanto fatto finora, non si può certo accusare il presidente di mancata coerenza con il proprio programma elettorale.

Il dollaro riflette tutto questo: da due giorni è appoggiato su 1,24 contro euro, un livello debole che rende le importazioni, al di là dei dazi, più care le merci Usa più convenienti.

Il rendimento del T-bond si mantiene entro la soglia del 2,88%, un livello al momento sufficiente per ottenere l’interesse degli investitori esteri a continuare a comprare titoli di stato Usa. Improbabile un ulteriore forte indebolimento del biglietto verde.

Lo spread di 220 punti base con l’euro sembra quindi coerente e, forse, il Tesoro americano deve temere maggiormente rialzi dei tassi nel Vecchio Continente che trascinerebbero con sé il tasso del decennale Usa che non l’alternarsi di ipotesi sulle decisioni della Fed.

Le Borse vanno a corrente alternata: sono le più sensibili, ovviamente, e si muovono talvolta in maniera scomposta, ma fa parte del gioco.

Utile tenere sempre sotto osservazione lo spread dei titoli corporate sub-investment grade di qua e di là dall’oceano.

Il dato che vediamo è ritardato, ma registra un campione talmente vasto e composito di emittenti ed emissioni che la sua significatività non è nel valore puntuale, ma nella tendenza. Mostra oscillazioni modeste, soprattutto per quanto riguarda l’indice in dollari, e si mantiene su livelli ancora storicamente molto bassi.