Obbligazioni – Trump fattore di volatilità del mercato

Si può tranquillamente affermare che il solo elemento che introduce un po’ di volatilità sul mercato sia il presidente Trump. Prima con i dazi e ieri con l’irrituale licenziamento via Twitter del suo segretario di stato, viene da domandarsi cos’altro ci riserverà nei prossimi giorni.

I mercati reagiscono compostamente e le acque tornano presto limpide.

Accusa una battuta d’arresto Wall Street e il rendimento del T-bond scende di quattro centesimi, il dollaro si sposta a 1,24 contro euro ma rientra sotto la soglia già in mattinata sui livelli di 1,2380-90.

Dato interessante in Asia la forte crescita della produzione industriale cinese al 7,2%, di un punto superiore a quanto il mercato si attendesse. Quanto succede a Pechino ha però un’influenza relativa, oltretutto poco chiari gli effetti delle recenti riforme costituzionali che rafforzano considerevolmente il potere di Xi Jingping, eliminando i termini temporali del suo mandato presidenziale.

In Europa è uscito in prima mattinata il dato sull’inflazione tedesca che non tradisce le previsioni, mentre ancora dati di rilievo sono attesi nel pomeriggio negli Usa (prezzi alla produzione e vendite al dettaglio).

Tassi immobili in apertura quindi nel Vecchio Continente, dove nemmeno le dichiarazioni e i commenti rilasciati dagli stessi politici italiani al termine della riunione dell’Ecofin di ieri sembrano avere un impatto sul Btp decennale.