Aspettando la Fed

Rimane ben poca suspense intorno all’esito della riunione serale della Federal Reserve: il 96% degli analisti confidano in un rialzo del tasso ufficiale di sconto di un quarto di punto percentuale.

Su questa base, l’attenzione si sposterà invece velocemente sulle aspettative di rialzo nei prossimi mesi ed in particolare sul numero complessivo di aumenti nel corso del 2018.

Tuttavia, qualora il board della banca centrale (Fomc) alzi i tassi di interesse sia di tre sia di quattro volte è assolutamente insignificante.

Ciò che interessa, al contrario, è dove la Fed vorrà trovarsi alla fine del ciclo economico ed in questo senso la sensazione è che l’autorità monetaria sia indietro, vorrebbe correre mentre invece deve frenare.

Per tale motivo è interessante valutare il tasso neutrale e quello terminale.

IL TASSO NEUTRALE

Il tasso neutrale è quel livello per il quale la politica monetaria non è né accomodante, né tantomeno restrittiva.

In altre parole è la condizione di bilanciamento tra una crescita non eccessiva, ma in assenza di un rallentamento del ciclo economico.

Possiamo chiamarla condizione di equilibrio. Che cosa farebbe la Fed se crescita e inflazione fossero entrambe al loro livello “naturale” e su base stabile e continuativa nel tempo?

Ogni trimestre la banca centrale stabilisce questo tasso d’interesse di “equilibrio”, denominato Fed fund di lungo periodo. Negli ultimi anni, questo “benchmark” è stato abbassato considerevolmente dal 4%, quando iniziò a pubblicarlo, al 2,8 per cento.

Le giustificazioni di un simile calo sono in parte dovute al potenziale economico di crescita negli Stati Uniti, in ribasso con l’invecchiamento della popolazione. In aggiunta, esiste anche una motivazione più finanziaria o più legata al ciclo economico e, di conseguenza, di breve periodo: con una crescita più modesta, i tassi di interesse che l’economia può sostenere sono, per forza, assai più contenuti.

In sintesi, l’economia si sta rafforzando e potrebbe spingere i tassi di interesse ulteriormente al rialzo.

E’ difficile, tuttavia, che la Fed sia già disposta ad alzare il tasso neutrale in quanto darebbe al mercato il segnale che è disposta ad ulteriori rialzi nei prossimi anni.

IL TASSO TERMINALE

Il sogno di ogni banchiere centrale è quello di arrivare alla fine di un ciclo economico con un tasso terminale che sia uguale o in linea con quello neutrale.

La difficoltà resta, tuttavia, quella di identificare quale sia il tasso neutrale corretto per sostenere, senza incidenti di percorso, una crescita economica stabile e duratura nel tempo.

Nel dubbio, le banche centrali tendono ad essere piuttosto aggressive e solitamente terminano il ciclo con tassi di interesse spesso troppo elevati, causando un successivo rallentamento o anche una recessione.

L’IMPATTO SUI MERCATI AZIONARI

I listini americani faticano a riconciliare i due tassi, il neutrale e il terminale. Anche i mercati tendono a sottostimare, sistematicamente, quanto in alto i tassi di interesse possano salire in un determinato ciclo economico.

Questo è quello che sta accadendo anche negli ultimi tre anni, quando la Fed ha cambiato atteggiamento diventando meno espansiva. E’ probabile, infatti, che la salita dei tassi di interesse ecceda le aspettative, in quanto ad oggi gli stessi rimangono ancora ad un livello storicamente molto basso pari all’1,5 per cento.

Inoltre, anche la repentina salita dei prezzi al consumo negli scorsi trimestri potrebbe spingere la banca centrale verso un atteggiamento più ortodosso, sapendo che l’inflazione è difficile da combattere una volta decollata.

In aggiunta, è sotto gli occhi di tutti che l’istituto centrale si stia muovendo molto più lentamente rispetto alle precedenti occasioni proprio per non compromettere una crescita economica ancora fragile in molti settori e “addicted” (abituata) a quasi un decennio di tassi di interesse incredibilmente bassi.

E’ ancora presto, in definitiva, per capire quale sarà l’atteggiamento di Powell rispetto a quello assai prudente della Yellen, il suo predecessore.

E’ probabile che il mercato, almeno per questa volta, sarà più interessato alle prossime mosse della Fed rispetto a quella di oggi già scontata. Powell potrebbe essere incline a lasciare correre il tasso di inflazione nei prossimi mesi, contenendo il numero dei rialzi nei prossimi anni.

Questo concetto non apparirà nella dichiarazione di questa sera, ma il mercato azionario cercherà di intuirlo per riprendere a salire in un contesto di tassi ancora “ragionevole”.