Mercati Usa – Bene il Nasdaq in avvio sostenuto da Facebook

Avvio in rialzo a Wall Street, con la fitta stagione delle trimestrali che è riuscita a mettere parzialmente in secondo piano il recente rialzo dei tassi di interesse dei bond. Dopo pochi minuti di scambi, Dow Jones e S&P 500 guadagnano lo 0,2-0,4%, mentre il Nasdaq avanza dello 0,9% sostenuto in particolare da Facebook.

Le azioni del social network, infatti, balzano dell’8% in avvio di seduta sull’onda di risultati del primo trimestre migliori delle attese degli analisti, nonostante lo scandalo dei dati trafugati da Cambridge Analytica.

Nel comparto del reddito fisso arretrano leggermente i rendimenti dei Treasuries su tutta la lunghezza della curva dopo il rally delle scorse sedute, con il tasso sul decennale che si mantiene comunque in prossimità della soglia del 3 per cento.

Intanto, sul mercato delle valute, rifiata il biglietto verde, dopo essere stato sostenuto negli scorsi giorni dall’impennata dei rendimenti obbligazionari. Il cambio dollaro/yen scende a 109,1 in attesa della riunione della Boj domani, mentre l’euro/dollaro ritorna in area 1,22 nonostante i messaggi accomodanti del presidente della Bce Mario Draghi.

Nella consueta conferenza stampa post meeting, il numero uno di Francoforte ha dichiarato che dopo diversi trimestri di crescita superiore alle attese, l’economia dell’Eurozona indica una certa moderazione, mentre dall’inflazione arrivano ancora segnali di debolezza.

Rimane quindi necessario un ampio grado di stimolo monetario, con i tassi di interesse che rimarranno sui livelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte del Quantitative easing.

Tra le materie prime, infine, l’oro scambia poco mosso in area 1.325 dollari l’oncia, mentre avanzano i prezzi del petrolio con il Brent (+0,9%) a 74,7 dollari e il Wti (+0,6%) a 68,4 dollari.

A sostenere le quotazioni del greggio contribuisce l’attesa per un rinnovo delle sanzioni contro l’Iran, dopo che ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato di attendersi che Trump si ritirerà dall’accordo sul nucleare raggiunto nel 2015.