Utility – Balzo dell’utile netto aggregato del settore nel 1°trim. 2018

Nel periodo gennaio–marzo dell’anno in corso i risultati economici aggregati delle 15 principali società del settore utility e delle rinnovabili quotate a piazza Affari sono migliorati rispetto ai primi tre mesi del 2017 a livello di margine operativo lordo (+2,8% a/a) e soprattutto di utile netto (+13,5% a/a). Alla base del lieve incremento dell’Ebitda su base tendenziale il maggior contributo di alcune ex-municipalizzate (A2A, Acea ed Hera), ma soprattutto di Enel e delle realtà attive nella produzione di energia elettrica da fonte eolica (Alerion, Erg e Falck Renewables). L’incremento dell’utile netto aggregato è attribuibile principalmente al balzo della bottom line di Enel e al ritorno a un risultato netto positivo per il gruppo di Foro Buonaparte. Sul fronte dello stato patrimoniale, il debito finanziario netto aggregato al 31 marzo è rimasto sostanzialmente invariato in quanto l’incremento del passivo del colosso elettrico italiano e di quello di Edison è stato compensato dal calo della stessa voce di Snam, Terna, ma anche di A2A, Ascopiave e Falck Renewables.

 

EBITDA – Il margine operativo lordo totale del periodo in esame è cresciuto del 2,8% su base annua, a fronte di ricavi sostanzialmente invariati rispetto ai primi tre mesi del 2017. Alla base di questo incremento i dati positivi sui consumi di elettricità e di gas in Italia, in rialzo rispettivamente dell’1,7% e dell’1,4%, che hanno consentito di aumentare le vendite, mentre i margini della generazione sono stati penalizzati, soprattutto nel caso di Enel, dalla contrazione a livello tricolore dell’output delle centrali alimentate con combustibili fossili (-7,1% a/a) e dal calo del Prezzi elettrici sul mercato all’ingresso, pari al -5,4% su base annua, nonostante il buon incremento dell’output idroelettrico (+11,5% a/a) e di quello dell’eolico (+15,6% a/a). Importante, soprattutto per i gruppi attivi in business regolati, il contenimento dei costi operativi che ha consentito un aumento dell’Ebitda in presenza di un leggero rialzo dei ricavi.

Passando all’esame della performance della gestione caratteristica prima degli ammortamenti dei singoli gruppi, è necessario ricordare che l’Ebitda consolidato di Enel rappresenta il 58,6% del margine operativo lordo aggregato del settore. Nel 1° trimestre del 2018 il gruppo guidato da Francesco Starace ha registrato un margine operativo lordo pari a 4,04 miliardi, in progresso del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2017. Tale incremento è riconducibile alla crescita organica nei settori delle fonti rinnovabili e della distribuzione, in particolare in Brasile e Argentina, al miglioramento dei margini conseguiti nei mercati finali in Iberia per effetto soprattutto della riduzione dei costi medi di approvvigionamento di energia elettrica e gas, al continuo focus sulla riduzione dei costi operativi, agli effetti, in Italia, Spagna e Romania, della capitalizzazione degli oneri incrementali di acquisizione dei clienti a seguito dell’applicazione, a decorrere dal 1° gennaio 2018, del principio IFRS 15. Tale miglioramento ha più che compensato la riduzione dei margini in Sud America a causa della significativa incidenza dell’effetto cambi negativo. Il margine operativo lordo ordinario è stato pari a 3,91 miliardi, in aumento del 3,9% su base annua. Escludendo Enel, il margine operativo lordo aggregato del 1° trimestre del 2018 è aumentato del 2,2% su base annua.

Notizie positive anche dai due colossi dei business regolati. In particolare, Snam ha registrato nel periodo gennaio–marzo dell’anno in corso un incremento dell’Ebitda dell’1,6% su base annua, grazie soprattutto al business del trasporto (+4%). Identico ritmo di crescita del margine operativo lordo anche per Terna, riconducibile per circa il 96% al business Regolato, ma che riflette anche il maggior contributo del Non Regolato e dell’Internazionale, in particolare grazie alla crescita delle vendite della controllata Tamini, nonché all’avanzamento delle attività dei cantieri in Sud America Latina. Sempre nell’ambito delle infrastrutture energetiche in rialzo del 2,7% su base annua l’Ebitda di Italgas (+2,7%), grazie ai maggiori ricavi, ma anche al calo dei costi operativi, per effetto di minori oneri per servizi e prestazioni e delle minori spese nette relative ai Titoli di Efficienza Energetica (-1,2 milioni).

Con riferimento alle ex-municipalizzate, numeri in calo a livello di Ebitda sono stati resi noti da Ascopiave (-2,1% su base annua) e da Acsm-Agam (-12,4% su base annua), mentre ha fatto meglio rispetto ai primi tre mesi del 2017 Hera (+5,2% su base annua), grazie soprattutto al settore gas che ha beneficiato dei maggiori volumi venduti e dell’incremento della marginalità delle attività di trading, e ad business dell’acqua. Positivo anche il 1° trimestre del 2018 di A2A, con il margine operativo lordo in progresso del 3,8% su base annua sulla scia del maggior contributo della Business Unit Generazione (+14% rispetto al 1° trimestre 2017), parzialmente compensato da una contrazione della Business Unit Mercato, mentre le altre divisioni hanno registrato margini sostanzialmente in linea con quelli dei primi tre mesi del 2017.

Nel business delle rinnovabili spicca l’incremento del 25,5% e del 21% su base annua dal margine operativo lordo registrato da Alerion Clean Power e da Falck Renewables nel periodo gennaio-marzo dell’anno in corso. Nel dettaglio, la prima ha beneficiato anche della forte flessione dei costi operativi, mentre l’Ebitda del gruppo guidato da Toni Volpe riflette soprattutto i maggiori ricavi realizzati dal gruppo (+18,9% su base annua), nonostante la svalutazione della divisa inglese rispetto all’euro (-2,6%), la flessione dei prezzi di cessione di energia in Italia (-7%) e in Spagna (-17%) nel business eolico.

 

RISULTATO NETTO – Il dato aggregato è balzato del 13,5% su base annua (+8,3% su base annua escludendo il contributo di Enel) grazie soprattutto alla buona performance operativa, oltre che ai più bassi oneri finanziari e al minor carico fiscale.

A livello di singoli gruppi, Enel ha terminato il periodo in esame con un utile netto di 1,17 miliardi, in progresso del 18,9% su base annua sulla scia del miglioramento del risultato operativo, della riduzione degli oneri finanziari netti, in particolare per i minori interessi passivi sui prestiti obbligazionari (principalmente attribuibile all’efficiente gestione delle passività finanziarie). Importante poi la contrazione del carico fiscale in Italia, per la rilevazione delle imposte anticipate connesse alle perdite pregresse di 3SUN, resa possibile dalla fusione della società in Enel Green Power S.p.A. con decorrenza 1° gennaio 2018, e per la sostanziale esenzione da imposte dovuta all’applicazione del regime fiscale agevolato PEX (Partecipation Exemption) del provento derivante dall’earn out connesso alla cessione di Enel Rete Gas pari a 128 milioni.

Nei business regolati è da segnalare l’incremento della bottom line di Italgas, pari a +4,5% su base annua, per effetto dell’aumento dell’Ebit di 8,7 milioni, parzialmente compensato da maggiori oneri finanziari netti per 1,5 milioni, dai minori proventi netti su partecipazioni (-0,4 milioni) e dalle più alte imposte sul reddito (3,6 milioni), dovute principalmente all’incremento della base imponibile del periodo ma anche alla risalita del tax rate al 29% dal 27,3% dei primi tre mesi del 2017. Invariato a 254 milioni l’utile netto di Snam in quanto l’aumento dell’Ebit unitamente ai minori oneri finanziari netti, che beneficiano di una riduzione del costo medio del debito, solo in parte assorbita dal maggior indebitamento medio di periodo, è stato assorbito dai minori proventi da partecipazioni valutate con il metodo del patrimonio netto (-3 milioni ovvero -7,3% su base annua) e dalle maggiori imposte sul reddito (-2 milioni), riconducibili principalmente al maggior utile prima delle imposte e al minor beneficio A.C.E. – Aiuto alla Crescita Economica.

Passando alle ex-municipalizzate, l’utile netto di Hera è stato pari a 121 milioni, in crescita del 9,6% rispetto al primo trimestre 2017. Balzo del risultato netto per Acea (+17,7% a 77 milioni) e ancora più sostenuto per Acsm – Agam (+27,2% a 9 milioni). Esercizio debole, invece, a livello di ultima riga di conto economico per A2A (-3,9% a 173 milioni), e per Ascopiave (-4,2% a 24 milioni).

Da segnalare il ritorno all’utile netto di Edison, pari a 42 milioni, rispetto a un rosso di 19 milioni dello stesso periodo del 2017, beneficiando della variazione netta del fair value relativo all’attività di hedging delle commodity e dei cambi che è stata positiva per 2 milioni, rispetto a una perdita di 98 milioni di nello stesso periodo dello scorso esercizio, e della riduzione degli ammortamenti del periodo, principalmente per i minori costi di esplorazione. Al di sotto della gestione tipica, gli oneri finanziari netti di Foro Buonaparte sono aumentati del 23,1% su base annua, mentre i proventi da partecipazioni sono scivolati a 1 milione di euro dai 9 milioni del 1° trimestre del 2017, senza dimenticare il balzo delle imposte su base tendenziale grazie alla maggiore base imponibile.

 

INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO – Alla fine dello scorso marzo l’importo aggregato delle 15 società analizzate è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 31 dicembre 2017. Per quanto riguarda Enel, che pesa per oltre il 50% sull’aggregato totale, la posizione finanziari netta negativa ha evidenziato un lieve incremento (+1,2%) a 37,87 miliardi. In riduzione anche il passivo finanziario netto di Terna (-178 milioni, pari al -2,3%), di Snam (-110 milioni, pari al -1%), di Italgas (-64 milioni, -1,7%) e A2A (- 50 milioni, -1,5%). In forte aumento, invece, il passivo finanziario netto di Edison (+361 milioni) a seguito dell’acquisizione di Gas Natural Vendita Italia che ha pesato per 274 milioni, incluso il rimborso del debito. Da sottolineare che comunque il gruppo controllato da Edf mantiene il gearing, cioè il rapporto tra indebitamento finanziario netto e patrimonio netto al 31 marzo 2018, più basso del settore utility e delle rinnovabili.