Oil & Gas – Il calo del petrolio manda in rosso il settore

Dopo un avvio di seduta ben intonato, invertono la rotta nel pomeriggio le tre big del settore Oil & Gas, trascinando a fondo il Ftse Italia Petrolio e Gas Naturale, in ribasso dell’1,1 per cento.

L’indice di settore continua così la discesa dai massimi del 2015 toccati lo scorso 15 maggio, quando aveva chiuso a 18.861 punti in concomitanza con il nuovo massimo da fine 2014 del Brent a 80,5 dollari al barile.

In particolare, titoli delle blue chip del comparto hanno invertito la rotta in scia all’accellerazione al ribasso del prezzo del petrolio, con Wti e Brent che scambiano, intorno alle 16:30, in ribasso di oltre un punto percentuale, rispettivamente a 70,9 e 78,9 dollari/barile. I futures proseguono così la discesa dai picchi di martedì, quando il Wti aveva raggiunto i 72,83 $/bl e il Brent si era attestato a 80,49 $/bl.

Il calo odierno del greggio, dopo che ieri le scorte Usa hanno evidenziato un aumento a sopresa di 5,8 milioni di barili, è sostenuto anche dalle dichiarazioni del Ministro dell’Energia russo Alexander Novak che ha confermato che il prossimo giugno, durante la riunione dell’OPEC e dei suoi alleati, si discuterà su un possibile rallentamento dei tagli alla produzione, anche per sopperire al deficit di Venezuela e Iran.

Nonostante i cali delle ultime sedute, dovuti in parte anche alle prese di profitto, il news flow sulle big del settore rimane positivo.

Ieri Eni (-1%) ha infatti incassato l’upgrade ad “outperform” di Exane, con target price a 19,5 euro, ovvero con un upside di oltre il 20% rispetto alla quotazione attuale.

Per quanto riguarda Saipem (-2,8%) invece la testata online “Upstream” ha riportato che il gruppo guidato da Stefano Cao sarebbe in corsa, assieme all’egiziana Enppi, per una commessa da circa 1 miliardo di dollari riguardante il miglioramento del giacimento di Abu Hasa, negli Emirati Arabi.

Infine, Tenaris (-2%) è spettatore interessato agli sviluppi della probabile introduzione di dazi su acciaio e alluminio verso l’Unione Europea, i cui effetti dovrebbero essere positivi e non negativi, vista la forte presenza produttiva sul territorio americano.