Generali Investments – L’opinione del gestore Cédric Baron sugli investimenti con approccio Esg

Le società che rispettano le tematiche Esg (environmental, social, governance), legate all’ambiente, alle istanze sociali e alla governance. È questo il filtro posto nella selezione dei propri titoli di portafoglio da Lux Im Esg Generali Investments Diversified Strategy, comparto della Sicav Lux Im di Banca Generali. Un criterio che non solo è meritevole, ma che comporta dei benefici in termini di rendimento e stabilità del portafoglio, poiché lo protegge da tutta una categoria di rischi. Market Insight ha chiesto a Cédric Baron, gestore del comparto, di spiegare l’approccio d’investimento e le aspettative per questa gestione chiaramente growth.

Tra le tendenze di lungo periodo che stanno emergendo in modo chiaro sui mercati finanziari e si stanno diffondendo in misura sempre maggiore, vi è l’attenzione, nelle scelte di portafoglio, agli investimenti socialmente responsabili. Un criterio che privilegia le società che rispettano, nella loro ricerca di profitto, precisi parametri di correttezza e sostenibilità.

Una scelta che si sta dimostrando vincente non solo perché legata a buoni principi, ma perché conveniente. Le società che portano avanti questi valori, infatti, evidenziano un percorso di sviluppo più lineare rispetto alle altre perché corrono minori rischi, fattore che nel lungo periodo ha un impatto anche sulla redditività.

Tra le società di asset management che hanno sviluppato una propria metodologia di analisi sulla rispondenza delle società ai criteri Esg, cioè di attenzione all’ambiente, alle istanze sociali e che si sono dotate di chiare e trasparenti regole di governance, vi è Generali Investments che ha sviluppato da anni un proprio modello di analisi.

E’ proprio al tema degli investimenti socialmente responsabili che Banca Generali ha deciso di prestare particolare attenzione con il lancio di Lux Im Esg Generali Investments Diversified Strategy, la cui gestione è stata delegata a Generali Investments. Il comparto rientra nel filone delle gestioni dedicate ai grandi trend di crescita di lungo periodo.

Market Insight ha chiesto a Cédric Baron, gestore del comparto, di descrivere la propria metodologia di selezione dei titoli e a quali conclusioni di investimento porta, alla luce delle sue previsioni sul mercato in questa fase.

Quali sono caratteristiche distintive di approccio agli investimenti del vostro comparto?

Cédric Baron

La caratteristica distintiva del nostro portafoglio è quella di investire in modo socialmente responsabile, concentrandoci anche su aspetti non finanziari nella valutazione delle società, al fine di ridurre alcuni rischi legati alle tematiche dell’ambiente, sociali e di governance (Esg) e cercare di generare una performance durevole nel tempo.

Questa attenzione si innesta su uno stile di gestione piuttosto unico sul mercato perché miscela elementi chiave dell’investimento di lungo periodo e wealth management. Tutto parte da un solido processo di asset allocation che combina scelte strategiche di lungo periodo a decisioni di portafoglio più tattiche basate su fattori fondamentali e su spinte legate al momentum.

In quali strumenti investite?

Il comparto presenta un portafoglio globale e multi-asset che permette di diversificare il rischio e catturare quelle che riteniamo essere le migliori opportunità. Abbiamo una propensione piuttosto elevata verso l’investimento azionario, che in media rappresenta il 70% del nostro portafoglio, e non può scendere sotto al 60%.

Infine abbiamo un solido controllo della volatilità con un target annuale interno del 12% e un limite massimo del 15%.

Come avviene la selezione dei titoli ESG?

Dipende dal tipo di mercato. Per i titoli delle aziende europee abbiamo sviluppato una nostra metodologia di analisi, mentre per altri mercati ci affidiamo allo screening effettuato da altri operatori su singole azioni e su Etf.

Generali Investments ha un expertise di lungo periodo. Il team dedicato all’analisi delle tematiche Esg è stato costituito nel 2011.

Nel tempo abbiamo sviluppato una nostra metodologia proprietaria che, in prima battuta, esclude tutti gli emittenti coinvolti nella produzione di armi, in gravi danni ambientali, nella violazione grave e sistematica dei diritti umani o in gravi casi di corruzione e, in seguito, consente di identificare gli emittenti che evidenziano un trend di miglioramento continuo e di lungo periodo in termini di comportamenti Esg (approccio “Best Effort”).

Svolgiamo anche un ruolo attivo di stimolo nei confronti delle società con le quali instauriamo un dialogo, affinché possano migliorare il loro approccio verso le tematiche Esg.

Per quali ragioni pensate che questa categoria di titoli possa garantire performance superiori?

 Non ci sono garanzie nei mercati finanziari, tuttavia pensiamo che il nostro modello di asset allocation, il meccanismo di controllo del rischio e il focus sui titoli che rispettano i criteri Esg, ci permettano di generare migliori ritorni rispetto al rischio.

Qual è la vostra asset allocation strategica?

Questo è un comparto di tipo “growth”, che punta quindi sulle società con maggiore potenziale di crescita ed è adatto agli investitori di medio/lungo periodo.

Le azioni pesano in media per il 70%, mentre gli strumenti più conservativi del reddito fisso come i titoli di Stato e le obbligazioni societarie non speculative rappresentano circa il 25%. Infine un 5% è riservato a titoli high yield.

A ciò si aggiunge la decisione strategica di non esporsi al rischio di cambio, pertanto saranno coperti tutti gli investimenti non denominati in Euro.

In questa fase di mercato quali modifiche avete apportato nell’asset allocation dal punto di vista tattico?

Rimaniamo positivi sui mercati azionari nel medio periodo, un orizzonte temporale che ci proietta a fine anno.

Tuttavia nel breve periodo alcuni elementi come gli sviluppi politici in Italia e l’incremento delle tensioni nel commercio internazionale spingeranno probabilmente il premio per il rischio sulle azioni e limiteranno l’appetito degli investitori per questa asset class.

Per questa ragione abbiamo recentemente ridotto l’esposizione in azioni passando dal 76% al 68% attraverso una brusca riduzione dell’esposizione sugli Emerging Market la cui quota è stata dimezzata dal 10% di inizio maggio fino all’attuale 5%.

E per quanto riguarda la componente obbligazionaria?

Anche il paniere dei titoli di credito investment grade è stato ridotto sotto la quota del 5% per una visione più di medio termine in quanto questa asset class tende a sotto-performare nella fase finale del ciclo.

Le incertezze sul mercato italiano vi hanno portato a riconsiderare il peso di questo mercato?

Abbiamo anticipato la potenziale incertezza politica e deciso di ridurre l’esposizione del comparto verso l’Italia prima delle elezioni. In questo modo gli impatti sono stati veramente limitati.

Al momento l’esposizione diretta verso l’Italia è quasi a zero, meno dello 0,5% del comparto tramite azioni. Tuttavia l’effetto contagio si è fatto parzialmente sentire sull’esposizione azionaria in titoli europei.

Quali ritenete siano i maggiori rischi in questa fase e da dove pensate che vengano le migliori opportunità di investimento?

Il maggior fattore di rischio presente sul mercato pensiamo sia rappresentato dall’escalation nelle tensioni derivanti dalla guerra commerciale tra i diversi blocchi economici.

Inoltre nelle ultime settimane è tornato a salire il rischio politico, soprattutto in Italia e Spagna, e in qualche misura anche in Germania.

Sul mercato dei titoli di Stato la nostra visione di medio termine resta negativa dato che le principali banche centrali tenderanno a restringere gradualmente i cordoni del credito.

Ci aspettiamo un incremento dell’inflazione, dato che la disoccupazione continua a calare mentre il quadro economico rimane solido. E questa asset class è molto sensibile ai segnali sull’aumento dei prezzi, per cui ci aspettiamo nervosismo sui titoli.

Nonostante questo, nel breve periodo troviamo interessante incrementare leggermente l’esposizione per diversificare il portafoglio e beneficiare della scarsa correlazione con le azioni in una fase in cui il mercato è stressato e volatile.

Quali attese avete sul mercato azionario?

Restiamo positivi sulle azioni nel medio termine, perché la crescita dell’economia rimane positiva e le aspettative di incremento degli utili restano elevate (a doppia cifra). I dati sulle attività economiche mostrano segnali incoraggianti per il secondo trimestre, soprattutto per quanto riguarda le vendite al dettaglio dei Paesi sviluppati.

Inoltre il posizionamento sulle azioni nei portafogli è stato considerevolmente ridotto lasciando spazio per un rimbalzo quando diminuirà il premio per il rischio politico. In termini di aree geografiche le nostre preferite sono Europa e Giappone.

E sulle obbligazioni corporate?

Sul credito corporate siamo leggermente negativi per quanto riguarda i titoli in euro investment grade, poiché il nostro obiettivo è ridurre la duration, così come per gli high yield poiché il potenziale di rialzo si sta assottigliando e questo tipo di titoli potrebbe essere particolarmente penalizzato in caso di eventi che riducano la propensione al rischio per via delle elevate valutazioni.

Infine qual è il vostro approccio al risk management?

Per questo comparto utilizziamo un meccanismo per fissare un tetto alla volatilità che non può superare il 15% su base annua, mentre il target interno è del 12%.

Per questo monitoriamo quotidianamente il livello di volatilità e ribilanciamo il portafoglio con regolarità. Se il livello di volatilità si avvicina al massimo consentito scatta la decisione di ridurre la quota di asset rischiosi (azioni e obbligazioni) e aumenta la liquidità.

Questo meccanismo è stato definito per evitare eccessive oscillazioni del portafoglio, limitando l’ampiezza dei cali massimi e migliorando quindi il ritorno atteso.