Mercati – Europa debole e dollaro in calo dopo parole Trump, Milano -0,4%

Chiusura lievemente negativa per le gli eurolistini mentre Wall Street viaggia poco sopra la parità, con il dollaro in calo dopo le nuove accuse di Trump alla Fed, alla Cina e all’Ue.

Nel Vecchio Continente le vendite investono soprattutto auto e materie prime, con il Dax di Francoforte in calo dell’1 per cento. A Piazza Affari il Ftse Mib cede lo 0,4% a 21.974 punti, limitano i danni il Ftse 100 di Londra (-0,1%) e il Cac 40 di Parigi (-0,3%), positivo l’Ibex 35 di Madrid (+0,1%). Oltreoceano il Nasdaq guadagna un modesto 0,3% sostenuto dai conti di Microsoft, poco mossi gli altri indici.

Il presidente americano ha riacceso i riflettori sul protezionismo, minacciando di imporre dazi su tutte le importazioni cinesi e accusando Pechino e l’UE di svalutare le rispettive valute e mantenere i tassi d’interesse appositamente bassi. Il tutto in contrasto con la politica di graduale rialzo del costo del denaro della Fed, già criticata ieri dal presidente in quanto dannosa per la competitività delle imprese statunitensi a causa dell’apprezzamento del dollaro.

Parole che indeboliscono il biglietto verde, consentendo al cambio con l’euro di riportarsi in area 1,171 e a quello con lo yen di scendere sotto la soglia di 112. Poco mosso il dollaro/yuan a 6,77.

Focus anche sul fronte Brexit, con le dichiarazioni del capo negoziatore Ue Michel Barnier secondo cui l’Europa è pronta ad accettare anche un “no deal” e servono “decisioni e chiarezza”.

In Italia tengono banco pure le tensioni politiche interne, con lo scontro sulle nomine di alcune società pubbliche e sulle prossime decisioni sul Def. Il vicepremier Di Maio ha smentito le possibili dimissioni del ministro Tria, ma i Btp decennali restano sotto pressione, in rialzo al 2,58%, con uno spread dal Bund in aumento a 221 punti base.

Tra le materie prime rifiata il petrolio, con Wti e Brent in lieve rialzo rispettivamente a 69,8 e 72,9 dollari al barile, sostenuti dalle smentite provenienti dall’Arabia Saudita, leader di fatto dell’Opec, su un possibile incremento della produzione. Oro in risalita a 1.229 dollari l’oncia grazie al deprezzamento della valuta americana.

Tornando a Piazza Affari, vendite diffuse su gran parte delle blue chip, in particolare BUZZI UNICEM (-3,6%), già maglia nera del Ftse Mib ieri in scia alle preoccupazioni per un possibile rallentamento del mercato immobiliare negli Usa.

Sottotono pure FCA (-2,3%), sostenuta ieri dai dettagli sullo scorporo di Magneti Marelli, e altri titoli della galassia Agnelli come FERRARI (-2,4%) ed EXOR (-2%), oltre a LEONARDO (-2,1%) e A2A (-1,6%).

Debole TELECOM ITALIA (-0,7%), dopo i risultati in linea con le attese di Tim Brasil e le dimissioni di Stefano De Angelis dal ruolo di Ceo della controllata carioca.

In controtendenza RECORDATI (+3,9%), che beneficia dell’upgrade di Goldman Sachs da ‘neutral’ a ‘buy’ con target price alzato da 31 euro a 36 euro. Ben intonati anche SNAM (+0,9%) e CAMPARI (+0,9%), quest’ultima sostenuta anche dai risultati positivi della francese Remy Cointreau.