Invesco – L’opinione del gestore Joe Portera sul mercato del credito internazionale

Siamo in un momento storico particolare caratterizzato dalla divergenza delle politiche monetarie nelle due sponde dell’Oceano. Da una parte infatti la Fed ha iniziato un graduale rialzo dei tassi, dall’altra la Bce ha affermato che nel Vecchio Continente rimarranno bassi ancora a lungo. In questo contesto Joe Portera – responsabile del segment Global High Income di Invesco e gestore del comparto Invesco Global Multi Credit della Sicav Lux Im lanciata da Banca Generali – ritiene che chi sa cogliere i corretti movimenti anticipando il mercato e mantenendo sotto il controllo il rischio, abbia la probabilità di avere interessanti risultati in termini di alfa.

Politiche monetarie divergenti nelle diverse aree del globo, aumento delle preoccupazioni relative al commercio internazionale e rafforzamento del dollaro disorientano gli investitori di fronte a scenari sempre più complessi. Un contesto che comporta un incremento dei rischi, viste le rapide dinamiche delle variabili macroeconomiche, spesso non compensati dai ritorni.

Per questo, nel settore del credito, uno stile di gestione attivo con un dinamico e integrato controllo del rischio può permettere l’ottenimento dell’alfa, quell’extra rendimento che differenzia i risultati delle diverse gestioni. E’ questo l’obiettivo del comparto Invesco Global Multi Credit della Sicav Lux Im lanciata da Banca Generali.

Market Insight ha chiesto a Joe Portera, responsabile del team di gestione del fondo, di condividere le sue opinioni sul settore del credito internazionale e sulle sue aspettative.

Le recenti oscillazioni dei mercati evidenziano una certa difficoltà degli investitori nel leggere le variabili chiave delle politiche monetarie. Quali sono le sue attese sulle prossime mosse della Fed?

Joe Portera

I mercati globali continuano a mostrare fluttuazioni. Questo andamento è legato al fatto che abbiamo iniziato a osservare la più grande divergenza di politiche monetarie che abbia mai visto nella mia carriera.

La Fed ha finalmente abbandonato il mantra del “new normal”. Molti operatori sul mercato non hanno mai sperimentato un intero ciclo del credito visto che siamo stati in condizioni eccezionali per 10 anni.

Noi crediamo che le scelte della Fed saranno guidate da due fattori: le dinamiche di crescita delle aziende americane e le aspettative sull’inflazione.

La crescita è solida, sebbene trovare lavoratori qualificati diventi sempre più difficile, e le aspettative di inflazione restano sopite per il momento.

Quindi, mentre riteniamo che sia difficile che la Fed possa mutare verso una politica più aggressiva, a questo punto, ci aspettiamo che i tassi a breve possano salire consistentemente per fine anno.

Quali saranno le conseguenze di questo livello dei tassi sul mercato obbligazionario?

Questo avrà probabilmente un effetto a cascata sui titoli investment grade (Ig) e su quelli dei Mercati Emergenti (Em) quindi rimarremo prudenti.

A nostro avviso le valutazioni dei titoli dei Mercati Emergenti sono diventate interessanti quindi siamo contenti di mantenere l’esposizione soprattutto nei titoli sovrani che hanno un bilancio forte. In questa area, siamo sovraesposti anche sui titoli degli esportatori di energie.

Non è preoccupato dei rischi per i Paesi emergenti derivanti dal rafforzamento del dollaro?

I nostri investimenti mirano a gestire anche questo tipo di rischi grazie a una attenta selezione dei singoli titoli da inserire in portafoglio.

Nello specifico, per rafforzare la copertura su alcuni Paesi emergenti come ad esempio per il Messico, acquistiamo credit default swap (CDS) che aiutano a proteggere il portafoglio dal rischio di credito sui titoli di questi Paesi.

Mentre nel comparto investment grade (Ig) qual è la vostra strategia?

Per quanto riguarda i titoli Ig abbiamo iniziato l’anno credendo che le riforme fiscali avrebbero drasticamente ridotto le emissioni. Tuttavia abbiamo rilevato come il mercato stia mostrando un tipico comportamento da fine ciclo per cui sta notevolmente aumentando l’attività di fusioni e acquisizioni (M&A). Fattore che ha più che compensato la diminuzione delle emissioni dovute ai cambiamenti legati alla riforma fiscale.

Riteniamo inoltre che i titoli Ig saranno quelli più colpiti dal rialzo della curva dei tassi americana. Per il momento quindi la nostra strategia è quella di privilegiare i titoli a breve (entro i 5 anni) nel settore dei bond americani Ig.

Vi sono potenziali opportunità nel segmento dei titoli ad alto rendimento americani?

Gli high yield Usa e i prestiti bancari hanno continuato a mostrare una maggiore resistenza dato che gli spread non si sono mossi in modo apprezzabile nella prima metà dell’anno e i prestiti bancari hanno beneficiato di un più elevato livello del Libor e di una maggiore domanda da parte degli operatori che costruiscono titoli collateralizzati (Collateralized Loan Obligation). Pensiamo che questo fenomeno sia oramai agli sgoccioli.

Siamo stati sovrappesati sul comparto dei prestiti bancari attraverso degli swap total return ma pensiamo di ridurre la posizione nei prossimi mesi.

In Europa, invece, i bassi tassi di interesse lasciano spazio a qualche possibile occasione?

La Bce ha espresso chiaramente che dopo la fine del Quantitative easing dovremmo aspettarci di vedere i tassi inalterati per diversi trimestri. Hanno posto l’asticella abbastanza in alto prima che decidano di normalizzare il livello dei tassi a breve.

La divergenza nella politica monetaria ha portato a un differenziale piuttosto elevato rispetto ai valori storici tra bond europei e quelli Usa, a favore di questi ultimi. Tuttavia il costo di copertura della valuta è diventato uno dei maggiori deterrenti all’investimento in titoli in dollari per gli investitori non americani.

Detto questo, noi continuiamo a cercare opportunità di investimento in bond europei nelle diverse categorie di rischio.

E la Cina come si colloca nel settore del credito in questo momento in cui vi sono tensioni sul fronte commerciale?

Nel mercato del credito cinese stiamo assistendo a una vendita da parte degli investitori locali senza precedenti, non compensata dai modesti acquisti degli investitori esteri.

Visto l’allargamento degli spread sui bond sia Ig sia Hy stiamo iniziando ad analizzare le opportunità di investimento attraverso il nostro team di Hong Kong.