Obbligazioni – Il prezzo del greggio specchio delle paure estive

E’ probabilmente il prezzo del greggio il migliore indicatore delle paure che attanagliano il ferragosto dei mercati.

Dietro le quotazioni del barile si nascondono tutti i dubbi sull’evolversi delle questioni geopolitiche, della guerra commerciale ormai non più minacciata ma combattuta sul campo, delle frizioni europee e della politica monetaria della Fed che precede di necessitò quanto potrà accadere altrove.

Partendo da quest’ultima, difficile non pensare che, visti i dati macro americani che continuano ad accelerare, la Fed non spingerà con maggiore decisione il pedale del freno dei tassi per contrastare preventivamente un eccessivo surriscaldamento del motore.

Se il T-bond continua a resistere è probabilmente solo per un effetto di fly-to-quality (ricerca di investimenti sicuri) che, oltre che dai timori che si vanno diffondendo, in maniera selettiva fortunatamente, sulla tenuta dei mercati emergenti, beneficia a questo punto anche di una maggiore prudenza su Wall Street.

Il dollaro forte, su livelli che nessuno avrebbe immaginato fino a un paio di settimane fa, è l’altra faccia della medesima medaglia.

Cautela quindi anche sui corporate high-yield che potrebbero accusare il contraccolpo della fuga dal rischio e dal rialzo possibile, il beneficio del dubbio è d’obbligo, dei tassi.

Ma il prezzo del barile sconta anche un diverso equilibrio geopolitico in Medio Oriente ed Asia. Il Qatar si schiera in aiuto della Turchia, mentre è di soli due giorni fa la firma tra gli stati che si affacciano sul Mar Caspio (tra cui Russia e Iran) su come spartirsi amichevolmente le risorse della relativa area. Le due Coree si accordano su un nuovo incontro che saldi il processo di rappacificazione dove non si fa fatica vedere nella
Cina il grande mediatore.

Si vincono a volte le battaglie ma si possono perdere le guerre e questo è il grande rischio che sta cominciando a correre l’Amministrazione Trump che potrebbe mietere un raccolto misero per aver coalizzato un fronte di resistenza in partenza molto eterogeneo.

L’apertura da parte di Pechino per una ripresa del dialogo con gli Usa sui dazi risolleva le piazze azionarie da un tono molto più cupo di quello fotografato in chiusura, ma è difficile sia sufficiente ad invertire il trend per le ultime due sessioni della settimana centrale di agosto.

Sui governativi europei, si continua quindi ad osservare la dicotomia tra l’arrocco dei paesi core e lo sfilacciamento di quelli di periferia con in prima fila i Btp che hanno potuto beneficiare della pausa di festa del Ferragosto, festa cattolica e come tale osservata su un numero limitato di piazze. L’apertura di stamane riporta inevitabilmente l’asticella verso
l’alto e registra nuovamente l’allargamento automatico dello spread che si avvicina a quota 290 contro la Germania, ma è un movimento di riflesso che potrebbe ricomporsi nel corso della giornata se il clima generale dei mercati riuscisse a migliorare.