Gli Usa in vantaggio sull’economica mondiale

Mentre il 2018 è contrassegnato dalle difficoltà valutarie in molte Paesi emergenti e dall’inasprirsi delle dispute commerciali tra le principali economie mondiali, l’ago della bilancia della crescita planetaria sembra si stia spostando sempre più a favore di

Washington in parte grazie ai meriti dell’irruenza di Trump e della sua volontà di restituire agli Stati Uniti la supremazia commerciale dopo anni di decadenza.

La sua agenda, tutta pro-America, comprende la ridefinizione delle attuali politiche commerciali con i principali partners per cancellare gli svantaggi di decenni di accordi sottoscritti con il WTO (World Trade Organisation).

Il positivo impatto dell’influenza del controverso presidente americano e delle sue politiche economiche è rintracciabile in parecchi segnali i cui principali sono i seguenti:

  • La forza relativa di Wall Street, vicinissima ai massimi storici, rispetto alla debolezza dei corrispettivi mercati azionari europei ed asiatici.
  • La crescita economica a stelle e strisce che continua a rafforzarsi in contrasto con l’accentuata debolezza ovunque oltre oceano.
  • Gli utili delle società nello S&P500 che sono destinati ad aumentare del 20% nel 2018 rispetto all’esercizio precedente, anche in virtù della generosa riforma fiscale a favore delle aziende approvata a fine dicembre.
  • La rinnovata forza del dollaro frutto di un massiccio flusso di denaro dall’estero diretto ad attività produttive, finanziarie ed immobiliari.
  • La disoccupazione ai minimi storici con il tasso che è sceso da mesi al di sotto del 4% ed i salari orari che sono cresciuti di oltre il tre per cento.
  • La produttività che accelera evitando che i costi del lavoro e l’inflazione si impennino.
  • Le spese per investimento in crescita, con conseguente riduzione dei costi ed aumento della posizione globale competitiva degli Stati Uniti.
  • Il raggiungimento, ormai vicino, dell’autonomia energetica, con il Paese a stelle e strisce divenuto il primo produttore mondiale di petrolio.
  • Il processo di “normalizzazione” monetaria iniziato già da un anno dalla Federal Reserve, anticipando il passo rispetto alle altre Banche Centrali mondiali che saranno a costrette ad accelerare in caso di rallentamento dell’attuale ciclo economico espansivo.
  • Gli utili aziendali non più depositati all’estero in seguito alle facilitazioni fiscali introdotte.
  • Le istituzioni finanziarie americane che continuano a guadagnare quote di mercato a livello globale in tutti i principali mercati.

UNA POSIZIONE SEMPRE PIU’ DOMINANTE

In relazione a quanto elencato si può intuire che Trump tenga in scacco metà delle economie mondiali almeno per obbligarle, obtorto collo, a negoziare gli attuali trattati commerciali da una posizione economica piuttosto dominante o quanto meno la più proficua dalla fine della Grande Recessione ad oggi.

Anche i recenti dati macro economici pubblicati nelle scorse settimane da Europa ed Asia confermano che il “gap” economico con gli Stati Uniti si sta sempre più dilatando.

Nello specifico:

  • Le vendite al dettaglio USA sono cresciute dello 0,5 a luglio rispetto a giugno ed il Pil del terzo trimestre sembra indirizzato a crescere del 3,5% secondo le prime indicazioni di luglio.
  • La crescita economica dell’Eurozona decelera al +1,4% nel precedente trimestre, la più modesta degli ultimi tre anni, assai più contenuta di quella americana (+4,1%).
  • La crisi turca avrà sicuramente più ripercussioni negative sui partner europei che su quelli americani alla quale si somma la sfiducia degli investitori nei confronti del nuovo governo italiano populista.
  • La crescita economica rallenta anche in Cina con gli investimenti in capitale e le vendite al dettaglio che salgono meno del previsto nel mese di luglio, mentre la disoccupazione è aumentata al 5,1% nello stesso mese dal 4,8% di giugno. Infine l’avanzamento del Pil del secondo semestre è previsto al 6,4% rispetto al +6,9% dei primi sei mesi dell’anno e lo yuan si è deprezzato dell’8% da inizio anno nei confronti del biglietto verde.

Trump inasprirà di conseguenza lo scontro con la Cina forte di questi dati per poter negoziare il miglior accordo con la potenza asiatica nel prossimo vertice tra i due Presidenti in programma negli Stati Uniti a metà novembre.