Obbligazioni – Il fascino discreto della liquidità

Nella giornata di ieri si sono tenute le aste dei Treasury Bills (l’equivalente americano dei Bot nostrani) a 1 mese e a 1 anno.

Il tasso di aggiudicazione del titolo a un anno è stato pari al 2,54%, ma il dato più importante è stata la fortissima richiesta a testimonianza del forte appeal di una curva molto schiacciata – il differenziale con il T-bond a dieci anni, che ha chiuso al 2,98% e riapre stamane sugli stessi livelli, è quindi di soli 44 punti base – e di un nervosismo latente che invita a privilegiare la liquidità (quindi le posizioni più facilmente realizzabili senza timore di perdite elevate).

I listini americani tengono, ma non impressionano e l’Asia resta debole. In mezzo l’Europa a umore alterno.

Il dollaro ha ripreso il suo moto altalenante a cavallo di 1,16 contro euro, mentre il franco svizzero dopo aver “strappato” ieri in poco tempo una figura all’insù, e non è così azzardato immaginare il tocco della banca centrale da sempre molto attiva sulla propria divisa, plana lentamente a 1,1275.

Il mercato obbligazionario europeo riapre i battenti confermando il timido rialzo dei rendimenti da inizio settimana se si guarda al Bund decennale, comunque ormai stabile sopra lo 0,40 per cento.

Dai primi scambi di giornata, i Btp sembrano invece voler ritracciare dopo la lunga corsa di questi giorni, anche di riflesso a quella che andrebbe etichettata come naturale dialettica tra due poli al Governo chiamati a rispondere a promesse messe a fattor comune nel programma condiviso, ma fatte alle reciproche e ben differenti basi elettorali.

Nessun effetto atteso dal caso “Orban”, che probabilmente servirà una volta in più a mettere in luce le fragilità intrinseche dell’Unione.

Impossibile commentare infine gli spread dei corporate high-yield, imballati da qualche giorno in una sorta di limbo in cui sembrano avere trovato l’habitat naturale.