Carige – La lista di Mincione ammessa con il 9,9% del capitale

Il Tribunale di Genova ha ammesso all’assemblea per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Carige, che si riunirà domani a Genova, la lista presentata dal patto guidato dal finanziere Raffaele Mincione. Il giudice ha tuttavia confermato la decisione di Bankitalia che ha congelato la percentuale di azioni con le quali i pattisti potranno esprimere il loro voto al 9,9% del capitale, sterilizzando quindi una quota del 5,2% di capitale sindacato.

Nella sentenza di oggi si legge: “Carige, o il presidente dell’assemblea ordinaria degli azionisti fissata per il prossimo 20 settembre, ammetta la lista presentata da Pop 12 come rappresentativa dei diritti di voto derivanti dal patto parasociale del 25 agosto pari al solo 9,99% del capitale sociale”.

Il provvedimento risponde al ricorso presentato dalla Malacalza Investimenti, principale socio dell’istituto ligure con il 27,5%, che aveva chiesto di escludere dal voto la lista del patto, motivando la richiesta con la presunta violazione della disciplina bancaria in materia di autorizzazioni agli acquisti di concerto di partecipazioni bancarie.

Per Malacalza, tuttavia, si tratta di una vittoria a metà perché i voti degli avversari sono stati limitati ma la lista è stata ammessa.

Sulla carta, infatti, l’imprenditore presenta una maggioranza del capitale schiacciante rispetto a quello degli avversari: il 27,5% contro il 9,9 per cento. Ma vi sono due elementi da tenere in considerazione.

Il primo sono le decisioni dei fondi e dei piccoli azionisti. Secondo i dati disponibili, circa il 70% del capitale ha depositato le azioni per partecipare al voto. Tolte da questa cifra le quote di Malacalza e del patto, resta un 27% di capitale le cui decisioni potrebbero determinare l’esito del voto. A questo riguardo bisogna però ricordare come nelle precedenti assemblee la percentuale di azioni che ha partecipato al voto era nettamente inferiore rispetto ai titoli depositati.

Il secondo elemento di incertezza è dato dal meccanismo di voto proporzionale previsto dallo statuto della banca, per cui in ogni caso la composizione del cda risulterà variegata.