Obbligazioni – Ultimi, difficili, ritocchi alla manovra

Alla vigilia dell’appuntamento con la Fed di mercoledì, quando verrà con tutta probabilità sancito l’ennesimo giro di vite alla politica monetaria americana, l’attenzione degli investitori sembra maggiormente catalizzata dalle ultime discussioni e correzioni sul documento che anticipa di fatto la manovra finanziaria del Governo.

La coperta corta imporrà l’assegnazione di priorità e il differimento di qualche promessa o il suo solo parziale mantenimento nel breve ma, salvo imprevisti, il raggiungimento di un consenso unanime sembra a portata di mano e refrattario a qualche blitz giornalistico o pronosticata iattura.

I rendimenti di apertura dei Btp sembrano voler significare proprio questo: ottimismo contenuto (vede la tenuta del tasso sul due e cinque anni) ma accompagnato da un livello di attenzione elevata e costante (rialzo del decennale).

Le piazze azionarie, dall’Asia all’Europa, inaugurano il lunedì in rosso, più sensibili alle quotazioni del future che non alle chiusure della settimana passata e segna una battuta d’arresto anche il recupero dello spread dei corporate high-yield, a testimonianza che la fase di recupero più vivace può considerarsi esaurita e bisognosa di conferme sui dati reali per trovare nuovo combustibile.

Si leggerà tra breve il dato dell’Ifo (l’istituto di ricerca tedesco) sul “business sentiment” (che si può provare a tradurre come l’ottimismo delle imprese) e le aspettative in Germania, un primo assaggio di come volgerà l’autunno.

In tutto ciò, il dollaro ripiega verso 1,1750 contro euro, dopo la galoppata di giovedì e venerdì, che rappresenta la base per comprendere se si è trattato di un momento sporadico destinato a essere riassorbito rapidamente o di un primo tentativo di inforcare una direzione precisa di indebolimento che potrebbe assecondare i toni minacciosi della guerra tariffaria dell’amministrazione americana.