Obbligazioni – Cosa cambierà all’indomani del voto americano

L’esito del responso delle urne americane è ambiguo.

Nessun vincitore, nessun perdente, considerata la riconquista della Camera da parte di democratici e la tenuta della roccaforte repubblicana del Senato.

Nei prossimi giorni si potranno cominciare a leggere analisi approfondite sullo spaccato dell’elettorato e sui suoi movimenti, ma quanto importa è sapere che i prossimi due anni dell’Amministrazione Trump saranno comunque più complicati e legati ad una continua mediazione per raggiungere maggioranze bipartisan necessarie.

Non esiste un’evidenza storica chiara tra l’andamento dei mercati e le elezioni di midterm, ma i tempi sono comunque cambiati e il mercato finanziario è sempre più polarizzato e capace di metabolizzare i dati con tempi e in maniera non necessariamente coerenti col passato.

Forse il dato che maggiormente sorprende è stato il bottino misero consegnato dalla forte ripresa economica che, da sempre, ha decisamente inciso sul riscontro popolare, ma che, in questa occasione, sembra aver perso questa proprietà.

Guardando ai dati della mattinata, si scopre quindi un dollaro più debole che sembra incamminarsi velocemente verso 1,15 accompagnato da un timido ribasso del rendimento del T-bond che scende appena al di sotto del 3,20%, tutto ciò mentre i futures di Wall Street si muovono al rialzo.

Solo lo spread sugli high-yield si mantiene curiosamente invariato, ma il dato è comunque ritardato e si dovranno attendere i prossimi giorni per capire cosa è cambiato, se qualcosa è cambiato, nella visione dei mercati.

In Europa, che ha vissuto di riflesso l’appuntamento politico americano, prosegue il recupero dei listini, mentre i tassi sembrano aver ritrovato il proprio equilibrio fisiologico consentendo anche ai titoli italiani di beneficiare di relativa calma.

Se Bruxelles continua a tuonare minacce di aprire la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia se non verranno apportati i correttivi desiderati, il Governo Conte sembra più rivolto alla ricerca di un corretto baricentro interno ricorrendo ad un voto di fiducia e ribadendo all’esterno, per voce del ministro Tria, la disponibilità generica ad un dialogo costruttivo.

Spread quindi stabile poco sopra a 290 e rendimenti che continuano nel loro moto oscillatorio rispetto a livelli comunque ancora elevati.