Mercati Usa – Avvio in calo tra crollo greggio, timori Cina e aumento tassi

Apertura in rosso a Wall Street, all’indomani della riunione della Federal Reserve e in un contesto in cui pesano i timori legati al rallentamento dell’economia cinese e la flessione delle quotazioni del greggio. Dopo pochi minuti di scambi, il Dow Jones arretra dello 0,3% e lo S&P 500 dello 0,5%, mentre il Nasdaq lascia sul terreno un punto percentuale.

Come da attese, ieri la banca centrale americana ha lasciato invariato il costo del denaro, confermando però l’intenzione di procedere nel percorso di graduale rialzo dei tassi di interesse con un primo intervento previsto a dicembre.

Deluse quindi le speranze di chi si augurava che la recente debolezza dei mercati finanziari potesse indurre la Fed ad adottare un approccio meno restrittivo dopo il sell-off che ha colpito l’azionario ad ottobre, con il chairman Jerome Powell che ha invece sottolineato la forte crescita dell’attività economica e la solidità del mercato del lavoro Usa.

Le prospettive di aumento dei tassi contribuiscono a sostenere il biglietto verde nei confronti delle altre valute, con il cambio euro/dollaro sceso a 1,135 e il dollaro/yen tornato in area 114, mentre il rendimento del T-bond si mantiene al 3,22 per cento.

Intanto, il clima sui mercati continua a risentire delle preoccupazioni relative allo stato di salute dell’economia cinese, dopo che la crescita dei prezzi alla produzione a ottobre ha registrato un rallentamento per il quarto mese consecutivo.

Un andamento che sconta il raffreddamento della domanda interna e dell’attività manifatturiera e che probabilmente spingerà Pechino a mettere in campo misure espansive per far fronte agli impatti del conflitto commerciale con gli Stati Uniti.

Infine, ad appesantire il sentiment contribuisce la discesa delle quotazioni del greggio, scivolate in un bear market in scia alla pressione sui prezzi dovuta ai timori legati all’aumento dell’offerta e al rallentamento della crescita economica globale. Il Wti (-1,7%) è tornato sotto quota 60 dollari, dopo aver perso oltre il 20% rispetto ai livelli di inizio ottobre.