Banco Bpm – Balzo del risultato lordo di gestione (+44%) nei 9M 2018

Banco Bpm ha archiviato i primi nove mesi del 2018 un utile netto di 524,5 milioni, contro i 52,7 milioni del periodo di confronto. Il margine di intermediazione si è attestato a 3.750,5 milioni (+11,3% annuo), mentre le rettifiche su crediti sono scese a 953,8 milioni (987,8 milioni nel primo semestre 2017). Entrambe le voci sono in parte influenzate dalle riclassificazioni derivanti dall’applicazione dell’Ifrs9.

I primi nove mesi del secondo anno dalla nascita di Banco Bpm sono stati caratterizzati dalla riorganizzazione interna, che ha influenzato l’andamento del business, dai cambiamenti normativi e contabili successivi all’applicazione dell’Ifrs9 e soprattutto dalla strategia di riduzione dei crediti deteriorati.

E proprio su questo punto è concentrata l’attenzione dell’Ad Giuseppe Castagna, che a metà giugno ha annunciato il perfezionamento della cartolarizzazione assistita dalle Gacs da 5 miliardi di Npl (progetto Exodus). Con questa operazione, il manager ha realizzato in soli 18 mesi il 73% del piano di de-risking concordato con la Bce che prevedeva lo smaltimento di 13 miliardi di sofferenze.

Inoltre, il Ceo è già al lavoro per la cessione di altri 7,8 miliardi di Npl restanti per completare le cessioni, andando anche oltre quelle già pianificate.

Nel periodo in esame è proseguita l’azione di riorganizzazione del gruppo. In particolare, nel comparto bancassurance lo scorso 29 marzo Banco Bpm ha perfezionato l’acquisto del 50% + 1 azione di Avipop Assicurazioni e di Popolare Vita per un controvalore complessivo di 803,4 milioni, portando al 100% la propria quota di partecipazione nel capitale delle due compagnie. Nella stessa data, Banco Bpm ha perfezionato la cessione a Cattolica del 65% delle due assicurazioni. Tale operazione ha apportato una plusvalenza di 175 milioni.

Inoltre, dal 1° gennaio 2018 è divenuto pienamente operativo il nuovo modello di rete commerciale, che ha riguardato oltre 10.000 dipendenti, con oltre 3.000 risorse che hanno assunto nuovi ruoli professionali principalmente nella rete commerciale, nell’Npl unit e nel wealth management.  Tale processo di riorganizzazione è anche alla base della razionalizzazione della rete commerciale che ha visto, con efficacia dal 1° luglio, la chiusura di ulteriori 310 sportelli.

Lo scorso aprile è stata poi perfezionata la scissione del ramo di azienda private banking di Banca Akros a favore di Banca Aletti, mentre a fine giugno la stessa Banca Aletti ha completato la cessione ad Anima Sgr dei mandati di gestione in delega degli attivi assicurativi, a fronte di un corrispettivo pari a 114 milioni.

Inoltre, nel mese di settembre, è stata perfezionata la cessione a Bnp Paribas Securities Services delle attività di banca depositaria e fund administration; il controvalore dell’operazione, pari a 200 milioni, ha comportato un impatto positivo netto di 145 milioni.

In tale contesto, caratterizzato da un forte impegno per le attività progettuali illustrate, il gruppo ha realizzato una buona performance commerciale ed economica.

Il margine di intermediazione ha toccato i 3.750,5 milioni (+11,3% a/a), anche se influenzato da alcuni aspetti contabili che saranno illustrati di seguito.

Il margine di interesse si è attestato a 1.737,9 milioni (+9,7% rispetto al periodo di confronto). Tale dato non è pienamente confrontabile con quello del precedente esercizio, in quanto, a seguito dell’applicazione dell’Ifrs9, ha beneficiato di riclassificazioni contabili per 160,8 milioni al netto delle quali si sarebbe fissato a 1.577 milioni, rispetto al dato adjusted di 1.557,1 milioni dei primi nove mesi del 2017.

Le commissioni nette sono ammontate a 1.378,9 milioni (-6,7% a/a). Il calo è prevalentemente imputabile al comparto dei servizi di intermediazione, gestione e consulenza, che si è ridotto di 78,3 milioni rispetto al periodo di confronto principalmente per effetto delle minori commissioni upfront di collocamento che hanno risentito del negativo trend di mercato che ha caratterizzato il secondo e il terzo trimestre dell’anno.

I profitti da trading sono risultati pari a 156,3 milioni (+38,1% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017). Il risultato è influenzato da maggiori utili da cessione frutto della strategia del gruppo volta a ridurre l’esposizione in titoli governativi italiani. Tuttavia, anche per questa voce il confronto con i dati dello scorso esercizio non è pienamente omogeneo a seguito dell’introduzione dell’Ifrs9.

Gli altri ricavi sono più che raddoppiati a 477,5 milioni. Il risultato include la plusvalenza di 113,6 milioni realizzata a seguito della cessione ad Anima Sgr dei mandati di gestione in delega degli attivi assicurativi e quella da 200 milioni generata dalla cessione delle attività di banca depositaria e fund administration a Bnp Paribas Securities Services.

I costi operativi sono scesi a 2.067,8 milioni (-6,1% a/a) per effetto del contenimento delle spese per il personale, diminuite a 1.310,6 milioni (-3,9% rispetto ai primi nove mesi del 2017) grazie alla riduzione dell’organico (-623 risorse rispetto a fine 2017), e degli altri costi operativi, in riduzione a 757,2 milioni (-9,8% rispetto al periodo di confronto) per effetto del rigoroso controllo dei costi e delle sinergie rivenienti dalla fusione.

Le dinamiche sopra descritte hanno portato ad un risultato lordo di gestione pari a 1.682,7 milioni (+44,1% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017).

Le rettifiche su crediti, diminuite a 953,8 milioni (-3,4% a/a), sono state impattate dall’effetto contabile legato all’introduzione dell’Ifrs9 (corrispondente al beneficio di 160,8 milioni di incremento del margine di interesse). Al netto di tali componenti, il dato relativo al periodo in esame si sarebbe attestato a 793 milioni. Il costo del credito, misurato dal rapporto tra le rettifiche nette di valore su crediti al netto delle riclassificazioni Ifrs9 e gli impieghi netti, risulta pari a 99 pb, in diminuzione rispetto al dato dello scorso esercizio pari a 154 pb.

Il risultato netto di gestione, pertanto, ha raggiunto 728,9 milioni (180,1 milioni nei primi nove mesi del 2017).

Il saldo delle poste straordinarie ha ridotto il deficit da 189,5 milioni a 49,5 milioni beneficiando della plusvalenza da 175 milioni derivante dal riassetto del settore della bancassurance. La voce include oneri di sistema per 99,6 milioni (71,1 milioni nei primo nove mesi del 2017).

Il periodo si è chiuso con un utile netto di 524,5 milioni, rispetto al risultato netto senza badwill di 52,7 milioni realizzato nel primo semestre 2017.

Si segnala che nei primi sei nove del 2017 il badwill, emerso a seguito del completamento del processo di Ppa e pari a 3.076,1 milioni, portava l’utile netto a 3.128,9 milioni.

Sul fronte patrimoniale, gli impieghi verso la clientela a fine settembre si attestano a 106,8 miliardi (+0,7% rispetto al 1° gennaio). Le esposizioni nette deteriorate a fine sono pari a 9,1 miliardi ed evidenziano una diminuzione di 3,9 miliardi (-30%) rispetto al 31 dicembre 2017. La riduzione dell’aggregato deriva dalla cessione realizzata nell’ambito del progetto Exodus, dall’applicazione dell’Ifrs9 e dalla prosecuzione dell’importante attività di work out. L’indice di copertura è pari al 50,6% (48,8% a fine 2017). Le sofferenze nette si attestano a 3,5 miliardi (-45,7% rispetto al 31 dicembre 2017) e hanno un coverage ratio del 65% (58,9% a fine 2017), mentre le inadempienze probabili si fissano a 5,5 miliardi (-14,8% rispetto al 31 dicembre 2017) con un indice di copertura pari al 33,6% (32,3% a fine 2017).

La raccolta sale a 147,5 miliardi (+2,8% rispetto al 1° gennaio 2018), al cui interno quella  da clientela raggiunge a 91,3 miliardi (+4% rispetto al 1° gennaio 2018), con un incremento dei conti correnti e depositi a vista per 3,7 miliardi.

Sul fronte della solidità patrimoniale, a fine giugno il Cet1 phased in è pari al 13,20% (12,36% al 31 dicembre 2017), nonostante l’allargamento dello spread. Il Cet1 fully phased è pari all’11,20% (11,92% a fine 2017).