L’esito finale della prima seduta settimanale con il Nasdaq che ha messo a segno un +0,7%, lo S&P 500 e il Dow Jones avanzano rispettivamente dello 0,1% e dello 0,2%, ed il Russell che cede, invece, lo 0,3% non illustra dettagliatamente l’andamento tumultuoso della giornata di contrattazioni.
I listini aprono, infatti, sui livelli della seduta precedente ma sprofondano nelle ore successive con il Dow Jones e lo S&P 500 che scivolano al di sotto dei minimi di ottobre con il primo indice che buca al ribasso quota 24.000 punti ed il secondo i 2.600.
Un poderoso rimbalzo tecnico consente agli indici di recuperare due punti percentuali e chiudere al di sopra di questi livelli, ultimo baluardo verso la discesa ai minimi di marzo ancora inviolati. Il “reverse intraday” dei due indici principali è il più significativo rispettivamente dal 6 febbraio (S&P 500) e dal 4 aprile (Dow Jones).
Al repentino cambio di direzione ha contribuito anche la decisone del primo ministro inglese di rimandare il voto del Parlamento sulla Brexit originariamente fissato per oggi.
VIX in ribasso di due punti e mezzo percentuali a 22,6 in forte calo rispetto al massimo giornaliero a quota 26 punti.
Tra i settori dello S&P 500 in evidenza la tecnologia (+1,4%) con Facebook che sale del 3,2%, mentre scendono i finanziari (-1,4%), alla quarta seduta consecutiva in rosso, che crollano nel mese del 8,4% ai minimi dal settembre 2017.
In difficoltà anche il comparto energia (-1,6%), in scia alla brutta giornata del greggio che lascia sul terreno il 3,1% a 51 dollari al barile.
Sul fronte obbligazionario, lieve risalita dei rendimenti sulla scadenza biennale di due punti base al 2,72%, mentre quella decennale cresce di uno al 2,86 per cento.
Torna in auge, invece, il dollaro che si inerpica fino a 1,136 nei confronti della moneta unica.