Obbligazioni – Tassi fermi per riflettere o paralizzati dalla paura?

L’ammissione pubblica delle proprie colpe da parte di Macron e l’imbarazzo di May che ottiene il rinvio di un giorno del giudizio della Camera dei Comuni per riaprire una negoziazione con Bruxelles dichiarata ufficialmente chiusa dal Presidente Tusk sono facce diverse dello stesso dado: quello di un Europa che deve ricostruire o forse rifondare il proprio rapporto con i paesi membri, in particolar con quei paesi che per ragioni storiche, politiche, demografiche ed economiche ne rappresentano i maggiori azionisti.

Tusk, il Presidente attuale del Consiglio europeo, è polacco, Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, è lettone. I due rispettivi paesi sono entrati nell’Unione con la copiosa tornata del 2004, cui hanno fatto seguito Bulgaria e Romania nel 2007 e Croazia nel 2013. Francia e Germania sono tra i paesi firmatari del Trattato di Roma del 58, la Gran Bretagna, il primo paese a distaccarsene, è entrata nella “Comunità” nel 1973. Le posizioni più intransigenti sulla rigida interpretazione del Trattato di Lisbona sono portate avanti dai Paesi che vantano storie individuali importanti, ma tradizioni politiche comunitarie di più corto respiro e, senza nulla togliere alle qualità dei singoli ed all’importanza che in democrazia tutti debbano avere adeguata rappresentanza, questo rischia di mandare in corto-circuito l’intero apparato.

I rendimenti del mercato obbligazionario europeo si sono portati in una zona di stasi che non si capisce a questo punto se rappresenti una comfort-zone per il parcheggio della liquidità in attesa di comprendere come il ciclo economico evolva e di riflesso la politica monetaria o una sorta di paresi da paura che l’istituzione europea possa pericolosamente scricchiolare. Il secondo scenario sarebbe molto complicato.

Il Governo italiano annaspa faticosamente per trovare un compromesso accettabile con Bruxelles e la speranza resta che non si debba scontrare con richieste irremovibili il cui esito è facilmente immaginabile.

Tutti in trincea, quindi, con l’elmetto calzato e le teste basse anche guardando al dollaro, al T-bond e anche agli spread sugli high-yield che in maniera anomala si ripresentano su valori esattamente invariati rispetto alla precedente sessione.