Banche – Calano le rettifiche e migliora la redditività nel 3Q 2018

Il comparto bancario, nel terzo trimestre del 2018, ha registrato nel complesso un margine di intermediazione in calo del 2,4% annuo a 13,4 miliardi. Il risultato lordo di gestione dell’insieme ha comunque avuto un incremento, dovuto principalmente alla riduzione dei costi operativi. L’utile netto aggregato è in netto calo rispetto al periodo di confronto (-69,4% a/a), in gran misura per la significativa diminuzione dell’utile di UniCredit dai 2,8 miliardi del terzo trimestre 2017 ai 29,4 milioni dell’analogo periodo del 2018, a causa della svalutazione della partecipazione nella partecipata turca Yapi.  

Nella tabella sottostante vengono analizzati a livello aggregato i risultati relativi al terzo trimestre 2018 delle banche quotate a Piazza Affari.

Bisogna ricordare che i conti del 2018 sono redatti secondo il principio contabile Ifrs9 introdotto all’inizio dell’anno e che ha avuto rilevanti impatti su diverse voci di bilancio e quindi alcuni scostamenti sono legati anche a questa motivazione.

Il margine di intermediazione delle banche italiane quotate a Piazza Affari ha riportato nel complesso una lieve diminuzione, attestandosi a 13,4 miliardi (-2,4% a/a).

L’arco di tempo in esame è stato caratterizzato da uno scenario economico che ha visto il perdurare dei bassi tassi di interesse, accompagnati da una forte volatilità dei mercati e dall’incremento dello spread tra il Btp e il Bund.

In questo contesto, le voci core delle banche, margine di interesse e commissioni nette, hanno mostrato nel complesso una maggiore resilienza, mentre i ricavi da trading sono stati colpiti maggiormente.

Quanto ai diversi scostamenti, vi sono da segnalare anche alcuni elementi non ordinari che hanno influenzato le varie componenti.Tra le banche del Ftse Mib, per esempio Banco Bpm, che ha mostrato un incremento del 22,4% annuo, in controtendenza rispetto ai competitor, vi è da segnalare un effetto contabile del principio dell’Ifrs9 sul margine di interesse e alla plusvalenza di 200 milioni generata dalla cessione della banca depositaria, che hanno amplificato i buoni risultati.

Tra le Mid Cap e le Small Cap Mps e Banca Finnat hanno, invece, registrato cali rispettivamente del 40% e del 49% annui, facendo peggio del settore. Bisogna rilevare che i dati del 2017 includevano plusvalenze straordinarie legate per Mps al burden sharing e per Banca Finnat alla cessione della quota dell’LSE.

Il risultato lordo di gestione è, nel complesso, aumentato del 2,7% a 5,7 miliardi rispetto al terzo trimestre 2017, grazie alla capacità delle banche di contenere i costi operativi. In particolare, spicca il risultato di Banco Bpm (+98,1% rispetto al periodo luglio-settembre 2017), a seguito dell’incremento del margine di intermediazione e la forte riduzione dei costi. Bene anche UniCredit (+16,2% rispetto al periodo di confronto), in scia al positivo andamento del core business e ai tagli dei costi. Scende, invece, il risultato lordo di gestione di Ubi (-10,9% a/a), per via delle minusvalenze generate dalla cessione delle tranche della cartolarizzazione delle sofferenze.

I dati di sistema evidenziano i risultati delle politiche di de-risking realizzate dagli istituti tricolore negli ultimi anni. Il dato aggregato sulle rettifiche su crediti mostra un calo del 3,9% rispetto al periodo luglio-settembre 2017, passando da 2,2 miliardi a 2,1 miliardi. Se si esclude dall’analisi un gruppo di banche di piccole dimensioni, inclusa Carige, che hanno andamenti specifici divergenti, il calo del costo del rischio delle principali banche mostra una riduzione del 16 per cento.

L’utile netto del comparto bancario è risultato in calo del 69,4% a 1,1 miliardi rispetto al terzo trimestre 2017. Questo valore è però stato pesantemente influenzato dalla svalutazione della partecipazione di UniCredit nella banca turca Yapi, dovuta al crollo della lira turca che ha eroso i profitti del terzo trimestre 2018 della banca italiana, passati dai 2,8 miliardi del terzo trimestre 2017 a 29,4 milioni. Escludendo dal gruppo UniCredit, l’insieme degli istituti ha realizzato profitti per oltre un miliardo, in crescita del 41% rispetto al corrispondete periodo dell’anno precedente.

Da segnalare l’utile netto di Bpm per 171,9 milioni, contro la perdita di 41,5 milioni del periodo luglio-settembre 2017. Performance legata al migliore risultato lordo di gestione e alle minori rettifiche su crediti.

Il miglioramento del comparto è altresì evidenziato dal fatto che nel 2018 solo una banca, Carige, ha presentato i conti in rosso. Gli altri due istituti che nel terzo trimestre del 2017 avevano registrato una perdita, Creval e Banco Bpm, sono invece riusciti a riportare i conti in positibvo.

Le voci patrimoniali invece, sono rimaste sostanzialmente in linea con il dato al 31 dicembre 2017, in particolare: -0,8% gli impieghi e +0,5% la raccolta.