Deciso rialzo del Tier2 7.321% Sub 20dc20, oggetto della proposta di scambio con titoli senior partita oggi. Pausa di riflessione, invece, per le azioni che cedono lo 0,5 per cento. La complessa operazione che potrebbe portare in zona di sicurezza l’istituto genovese ha concrete chance di successo, ma la situazione rimane delicata.
Rialzo del 10% per i bond subordinati Carige 7.321% Sub 20dc20 sull’EuroTlx. L’ultimo prezzo scambiato è stato di 66,25, in rialzo del 10,25% rispetto ai 60,15 di ieri. I titoli beneficiano dell’offerta di scambio con nuovi bond ordinari da parte di banca Carige al prezzo di 70.
Le condizioni dell’offerta sembrano piuttosto interessanti per gli investitori istituzionali che, a fronte dello sconto sul nominale derivante dallo scambio, si ritroverebbero obbligazioni ordinarie a 5 anni con cedola 5 per cento.
Mentre la reazione sui bond subordinati va nel segno del rialzo, sulle azioni si registra qualche presa di beneficio dopo il rialzo dell’1% di ieri. Le azioni dell’istituto genovese, all’indomani dell’approvazione dell’aumento di capitale, lasciano sul terreno lo 0,5% a 0,23 euro alle 13:40, a fronte di un calo dello 0,2% dell’indice bancario. Scarsi i volumi degli scambi.
La sintesi di quanto emerso dall’assemblea di ieri è a luci e ombre. Da una parte, infatti, ci sono alcuni segnali che attestano che il difficile percorso che potrà portare Carige in sicurezza riesca a giungere in porto. Dall’altra la situazione resta estremamente delicata.
Le diverse tappe del piano di ricapitalizzazione sono tutte necessariamente legate tra loro, come più volte sottolineato dallo stesso amministratore delegato della banca Paolo Fiorentino. “Se tutto andrà come deve” ha rilevato ieri l’Ad, “volteremo l’ultima pagina di una storia travagliata e saremo la prima banca in Europa a rimettersi in piedi contando solo sulle proprie forze, senza aiuti esterni”.
Il primo passaggio è la conversione dei bond, la cui offerta è partita oggi e che potrebbe riuscire a ottenere l’assenso dei fondi e delle compagnie, come Generali e Unipol, chiamati alla conversione. Il successivo step sarà l’aumento di capitale, che dovrebbe ottenere l’appoggio degli azionisti di riferimento e in primis del principale socio, il Gruppo Malacalza, che ha chiesto e ottenuto in assemblea che nell’aumento di capitale fosse riconosciuto il diritto di opzione. Infine, vi sono diversi pretendenti per le società e gli immobili messi sul mercato. A tal proposito, Fiorentino ha osservato che la cessione del palazzo in corso Vittorio Emanuele a Milano potrebbe chiudersi per un valore a tre cifre. Presa in considerazione inoltre la dismissione delle partecipazioni di minoranza non strategiche quali il 20% dell’Autostrada dei Fiori.
Se però non tutto filasse liscio, come ha ribadito Fiorentino, il management della banca dovrà ridiscutere con la Bce il da farsi. Da Francoforte per il momento è arrivata la richiesta che l’aumento di capitale da almeno 500 milioni si concluda entro il 31 dicembre 2017. Inoltre, qualora l’impatto positivo dell’operazione di Lme non risultasse in linea con quanto rappresentato all’autorità di vigilanza, la banca dovrà presentare un piano alternativo di rafforzamento patrimoniale entro 31 marzo 2018.
Sotto il profilo patrimoniale, la Bce ha dato l’autorizzazione alla riduzione di fondi propri con la sostituzione di strumenti di capitale aggiuntivi di classe Tier1 (un bond) e Tier2 (tre bond) per un valore aggregato di 510 milioni, con azioni ordinarie di nuova emissione classificabili come strumenti ordinari di capitale di classe 1, a condizione che l’emissione non sia inferiore a 305 milioni, cifra inclusa nell’aumento di capitale. La riduzione dei fondi propri avverrà a seguito della conversione di strumenti subordinati in titoli senior.